I suggerimenti di MioDottore per combattere stress fisico e mentale da ufficio
Postazioni PC, sedentarietà, precariato e ritmi frenetici sono i veri nemici degli italiani.
Ritmi veloci e scadenze sempre più pressanti sono elementi spesso presenti nella quotidianità delle persone e soprattutto sul lavoro. Per far luce sui disturbi del lavoratore moderno, MioDottore – piattaforma leader al mondo specializzata nella prenotazione online di visite mediche e parte del gruppo DocPlanner – ha coinvolto due dei suoi esperti, il dottor Giovanni Turchetti, osteopata di Latina e la dottoressa Deborah Sproviero, psicologa e psicoterapeuta della provincia di Napoli, suggerendo poi alcuni utili consigli per affrontare al meglio la vita da ufficio.
Poco movimento, posture scorrette e idratazione insufficiente
Il dottor Turchetti conferma che esitono delle patologie riconducibili a una routine lavorativa sedentaria: come stare molto al computer e utilizzare ripetutamente mouse e tastiera. Infatti, l’esperto dichiara che: ”Passare molte ore di fronte allo schermo può incidere in maniera significativa sulla postura, che – qualora sbagliata – può generare svariati problemi a seconda del soggetto, dal semplice dolore lombare alla più fastidiosa sciatalgia, da tensioni alle spalle a dolori cervicali cronici, fino a cefalee muscolo-tensive ricorrenti. Nei casi più gravi possono verificarsi degenerazioni discali e un appiattimento della curva spinale.”
L’esperto di MioDottore esorta a controllare la postura, evitando continue flessioni in avanti di collo e busto, evitando anche posizioni usuranti come mantenere per lungo tempo la testa piegata da un lato se si è spesso al telefono, oppure girata, ad esempio per vedere uno schermo posto lateralmente. È bene mantenere il corpo simmetrico, stando seduti in fondo alla sedia e appoggiati allo schienale, creando angoli retti con le articolazioni del corpo, evitando torsioni della colonna. È importante tenere i piedi ben saldi sul pavimento e le orecchie dritte sopra le spalle, così che il capo non venga inclinato in avanti; mentre spalle e braccia devono essere rilassate quando si utilizza la tastiera.
E’ consigliato anche fare pause frequenti e regolari di circa 15-30 minuti, alzando lo sguardo dal monitor, riportando il collo in posizione neutrale e facendo qualche passo per migliorare il flusso sanguigno delle articolazioni. Da non sottovalutare anche una corretta idratazione, in quanto diminuisce lo stress dell’organismo, a partire dai dischi intervertebrali fino a ogni altra parte del corpo.
”Ginnastica da ufficio” e sport prima di arrivare al lavoro
E’ buona norma inoltre sgranchire schiena, gambe e braccia attraverso semplici esercizi che si possono effettuare durante le brevi pause. Un paio molto utili sono: incrociare le mani dietro la nuca, allargando le braccia all’indietro e stringendo le scapole, rimanendo così per 3-4 secondi e ripetendo tre volte. Oppure mantenere per dieci secondi le mani alzate e incrociate verso il soffitto, a palmi in su, da ripetere per tre volte.
E’ infine sempre consigliato praticare un’attività sportiva, meglio se prima di arrivare sul posto di lavoro. Le attività fisiche suggerite per chi lavora in ufficio sono la camminata veloce, il cross training, il nordic walking, gli esercizi calistenici, oltre a discipline come Tai Chi e Qi Gong. Suggerisce l’osteopata di MioDottore: ”Iniziare la giornata con almeno trenta minuti di allenamento fisico ci dà più energia per la giornata e ci rende più produttivi. Inoltre, stimola l’appetito, specialmente nelle persone che non sono abituate a fare colazione ogni mattina, sebbene questo sia il pasto più importante della giornata. Inoltre, l’attività fisica svolta prima di andare al lavoro migliora l’umore, diminuisce lo stress, aumenta la concentrazione, ottimizza le prestazioni lavorative preparandoci in questo modo per l’intera giornata.” Diversamente, gli allenamenti serali aumentano i livelli di cortisolo, che favorisce l’aumento di pressione sanguigna e vigilanza, interferendo con la qualità del sonno.
Quando lo stress diventa emotivo
Spesso non solo il corpo è messo sotto pressione, ma molte volte l’affaticamento si manifesta anche a livello mentale. La psicologa e psicoterapeutaDeborah Sproviero, dà una definizione molto precisa dello stato di stress, dicendo: ”Lo stress è una risposta psicofisica che si manifesta nella persona come esito patologico degli stimoli negativi dell’ambiente e che può emergere quando i compiti emotivi, cognitivi e sociali sono eccessivi. In risposta a queste situazioni il soggetto può sviluppare diversi disturbi, quali disturbi del sonno, nevrastenia e sindrome da fatica cronica.”
Le cause della fatica mentale: precariato e ritmi sostenuti
La specialista di MioDottore ha notato nel corso degli ultimi anni un cambiamento nella percezione del lavoro e nell’approccio delle persone a questo.In particolare, le problematiche legate allo stress lavorativo sono cresciute notevolmente assieme alle richieste di intervento psicoterapeutico per supportarne i disturbi. Succede spesso che si richieda di iniziare un percorso perché la persona sente di dover affrontare un sovraccarico di lavoro; inoltre, le condizioni di precariato, i ritmi frenetici e le pressanti richieste aziendali, unite al mancato riconoscimento del proprio operato e alla sensazione di essere economicamente poco retribuiti, generano una sensazione di inidoneità e una conseguente riduzione della motivazione personale. La dottoressa sottolinea, invece, che in un ambiente di lavoro positivo dove il soggetto sente che i propri diritti sono rispettati, l’impegno e la retribuzione riconosciute, si potranno sviluppare emozioni positive dove il lavoratore può mettere in luce le proprie potenzialità.
Tra i più stressati in terapia ci sono gli insegnanti
Alcune professioni paiono essere più sfidanti di altre a livello mentale, per questo certe categorie professionali tendono a registrare maggiori disturbi rispetto ad altre: tra queste vi sono gli insegnanti. Una professione colpita da stress lavoro-correlato, spesso causato dalla disorganizzazione nella gestione delle attività, dall’eccessiva burocratizzazione, dalle limitate possibilità di carriera e da una retribuzione considerata insufficiente; per questo maestri e professori sono soggetti a rischio di sviluppare la sindromi di burn-out, esito patologico di un processo stressante che si verifica sul posto di lavoro.
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