Nella settimana del Festival di Sanremo, mani dei musicisti “sorvegliate” speciali, a rischio overuse
Proprio nei giorni dedicati tradizionalmente alla musica, Giorgio Pajardi, Direttore dell’Unità Operativa di Chirurgia della mano del Gruppo MultiMedica e Professore all’Università degli Studi di Milano, mette in guardia sui “rischi del mestiere” e incontra al Conservatorio di Milano studenti e professionisti per istruirli su come affrontare il problema. I coniugi Accardo ed Eros Ramazzotti tra gli artisti seguiti negli anni nel reparto del professor Pajardi.
Eseguono complessi gesti artistici che regalano, a chi li ascolta, l’ineffabile piacere della musica. Eppure, proprio a causa dell’intensità con cui utilizzano le mani, i musicisti sono particolarmente esposti al rischio di patologie da sovraccarico degli arti superiori. A seconda della gravità del caso, può essere necessario l’intervento chirurgico o la terapia occupazionale, basata sull’acquisizione di posture più corrette.
“La rieducazione posturale, in particolare, permetterebbe di prevenire molte di queste problematiche”, evidenzia Giorgio Pajardi, Direttore dell’Unità Operativa di Chirurgia della mano del Gruppo MultiMedica e Professore all’Università degli Studi di Milano, che su questo tema il 5 febbraio – nella settimana che, per tradizione, vede la musica protagonista assoluta in Italia – terrà un incontro con gli studenti e i professionisti del Conservatorio di Milano, nell’ambito della rassegna Far musica e star bene ideata da Cristina Frosini, Direttore del Conservatorio.
Concerti, tourneé, lezioni ed esercitazioni possono mettere a dura prova le dita dei musicisti professionisti, come sapranno bene gli orchestrali del Festival di Sanremo, in questi giorni alle prese con una full immersion di serate live e sessioni di prova. “Si tratta di veri e propri atleti che devono esercitare la propria muscolatura, in particolare quella della mano, affinché diventi resistente e non vada in affaticamento, sviluppando la cosiddetta sindrome da ‘overuse’ ovvero da uso eccessivo o improprio dell’arto superiore”, prosegue Pajardi, che all’Ospedale San Giuseppe di Milano ha attivato percorsi riabilitativi specifici e, nel corso degli anni, ha curato diverse mani illustri, come quelle di Laura Gorna Accardo e del marito, il Maestro Salvatore Accardo, Eros Ramazzotti e Alex Battini.
“In reparto ci capita spesso di prendere in carico strumentisti che hanno sviluppato una patologia dovuta al sovraccarico della mano – continua Pajardi – ma ci occupiamo anche di prevenzione, rivolgendoci ai giovani musicisti. In entrambi i casi, proponiamo esercizi e posizioni che, senza pregiudicare la performance artistica, consentono di ristabilire o di preservare lo stato di salute delle mani. Quando un musicista con un’infiammazione del tendine si rivolge a noi, ad esempio, dopo aver curato la fase acuta della patologia, impostiamo un percorso di riabilitazione ad hoc per 1-2 mesi, basato sulla terapia occupazionale che consente un ritorno ai gesti della propria quotidianità senza affaticare nuovamente l’arto. Con l’ausilio di bendaggi funzionali o tutori personalizzati e l’adozione di nuove posture, come un’inclinazione del polso diversa anche solo di pochi gradi, il musicista può riuscire a preservare il suo gesto professionale, senza infiammare nuovamente il tendine. Successivamente, il consiglio è di proseguire con un follow-up mensile per almeno un anno”.
Tra gli strumenti che più spesso inducono un sovraccarico delle mani, le percussioni e soprattutto gli archi, perché il polso è fermo e le dita sono portate in grande tensione, con movimenti ripetuti per lunghi periodi di tempo, come testimoniano i noti violinisti Laura Gorna e Salvatore Accardo: “Molti musicisti, durante la loro carriera artistica, hanno bisogno, dopo un infortunio o le conseguenze di ‘overuse’ delle articolazioni delle mani, di rivolgersi ai migliori specialisti. Nel centro del Prof. Pajardi presso l’ambulatorio dell’Ospedale S. Giuseppe di Milano, siamo stati seguiti, dalla diagnosi fino alla guarigione, con una competenza senza uguali. L’attenzione straordinaria al paziente ‘musicista’, la riabilitazione mirata, ne fanno un centro di riferimento mondiale per tutti coloro che svolgono questa professione”.
I musicisti possono inoltre incorrere in traumi alle mani o in patologie non legate alla professione ma che richiedono una soluzione chirurgica. Nel loro caso, l’équipe dovrà adottare specifici accorgimenti. “Quando si opera un tunnel carpale o un dito a scatto in un musicista – spiega Pajardi – non si dovrebbe procedere con un intervento a cielo aperto perché, pur permettendo la risoluzione del problema, sottrarrebbe al paziente una frazione del meccanismo di funzionamento del tendine. In una persona normale questo cambiamento non verrebbe neppure percepito ma, in un virtuoso del violino, significherebbe alterare in modo importante la tecnica esecutiva”.
“Studenti di conservatorio, musicisti amatoriali, fino a grandi Maestri e professionisti, sono diverse decine i performer che ogni anno accedono alla nostra unità operativa”, riferisce Elena Mancon, Fisioterapista dell’Unità Operativa di Chirurgia della mano del Gruppo MultiMedica. “Tra i motivi per cui si rivolgono a noi: patologie da sovraccarico, overuse e misuse, o anche traumi che possono avvenire nella vita quotidiana, ma che su un paziente high demanding, come il musicista, richiedono un approccio specifico e adeguato”.
I musicisti sono quindi una categoria di professionisti che, più di altre, dovrebbe monitorare la salute delle proprie mani, impegnandosi ad acquisire e mantenere posture più corrette e salutari e prestando attenzione ai possibili segnali d’allarme. Quando si inizia a percepire una condizione di disagio alla mano, di maggior fatica o altri sintomi prima sconosciuti, e quando la prestazione tende a decadere pur non avendo incrementato la propria attività concertistica o le esercitazioni, può essere opportuno rivolgersi al medico, per valutare se e come impostare un percorso riabilitativo. “Senza creare allarmismo, suggeriamo ai musicisti di fermarsi ad ‘ascoltare le proprie mani’, per cogliere eventuali disturbi ed evitare di andare incontro a vere e proprie patologie”, conclude Pajardi.