LEGA DEL FILO D’ORO E UNIONE ITALIANA CIECHI E IPOVEDENTI: “È NECESSARIO RENDERE PIÙ ATTUALE LA LEGGE 107/2010 E GARANTIRE A TUTTE LE PERSONE CON SORDOCECITÀ MAGGIORE INCLUSIONE E IL PIENO RICONOSCIMENTO DEI LORO DIRITTI”
V GIORNATA NAZIONALE DELLE PERSONE SORDOCIECHE (27 GIUGNO)
In occasione della V Giornata Nazionale delle persone sordocieche (27 giugno), la Lega del Filo d’Oro e l’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti accendono nuovamente i riflettori sulla Legge 107/2010 “Misure per il riconoscimento dei diritti alle persone sordocieche” perché, ancora oggi, alcune incongruenze nel testo di legge assottigliano notevolmente il numero dei sordociechi che possono essere riconosciuti tali.
In Italia si stima le persone affette da problematiche legate sia alla vista che all’udito siano 189 mila[1]. Di queste, circa 108 mila sono di fatto confinate in casa, non essendo in grado di provvedere autonomamente a sé stesse a causa della comorbilità di altre forme di disabilità. A livello comunitario, con l’approvazione della Dichiarazione sui diritti delle persone sordocieche (1° aprile 2004), il Parlamento europeo ha riconosciuto la sordocecità quale disabilità distinta, invitando gli Stati membri a riconoscere la specificità di questa disabilità complessa e a garantire alle persone che ne sono colpite i diritti e le tutele normative che ne conseguono. Tali raccomandazioni hanno trovato attuazione nel nostro Paese grazie alla Legge 107/2010 “Misure per il riconoscimento dei diritti delle persone sordocieche”, che riconosce la sordocecità come disabilità specifica unica (in precedenza si riferiva alla sommatoria delle due minorazioni).
Sebbene la Legge 107/2010 rappresenti un primo, fondamentale, passo per il riconoscimento dei diritti delle persone con sordocecità, vi sono ancora alcune significative incongruenze nella formulazione del quadro normativo che lo rendono inadeguato al fine di una tutela giuridica collettiva, capace di includere tutte le persone con disabilità aggiuntive: in Italia, infatti, una persona si può definire sordocieca se oltre alla minorazione visiva – che può essere insorta durante tutto l’arco della vita – si aggiunge anche una disabilità uditiva purché la minorazione sia congenita o, se acquisita, insorga durante l’età evolutiva e sia tale da aver compromesso il normale apprendimento del linguaggio parlato. Non sono quindi considerate sordocieche le persone che, pur non vedenti, siano diventate sorde dopo il dodicesimo anno di età, o coloro che, nati senza alcuna minorazione sensoriale, siano stati colpiti da sordocecità in età successiva ai dodici anni.
Si è quindi venuto a creare un limbo normativo che di fatto esclude il riconoscimento di un numero elevato di sordociechi, soprattutto se si considera che, secondo l’ISTAT, buona parte delle persone con problemi legati alla vista e all’udito riscontra tali minorazioni in età avanzata. Inoltre, stando alle ultime rilevazioni INPS richieste dalla Lega del Filo d’Oro (settembre 2021), nonostante le persone pluriminorate che percepiscono contemporaneamente le prestazioni di invalidità civile, di cecità e di sordità siano 664 e siano oltre 8000 i certificati medici di sordocecità prodotti dai medici legali INPS dal 2016 ad oggi, attualmente in Italia il numero di persone sordocieche riconosciute da INPS è pari a zero. Risulta dunque necessario e urgente rendere la legislazione vigente più attuale, adattandola a un contesto sociale in evoluzione in cui i moderni strumenti di comunicazione e di conoscenza devono garantire un processo inclusivo, dando la possibilità a tutte le persone sordocieche di realizzare sé stesse e di accedere al mondo del lavoro.
“L’attenzione a queste particolari situazioni è massima e deve essere quotidiana, non soltanto in occasione della giornata odierna. – ha dichiarato Erika Stefani, Ministro per le disabilità – Bisogna lavorare al fine di modernizzare i sistemi di tutela e di assistenza, affinché questi siano sempre più inclusivi e riescano a raggiungere tutti i cittadini che ne hanno diritto, risanando così le criticità conosciute e aggiungendo nuovi diritti a quelli già esistenti.”
Istituita nel 2018 dall’Unione Europea dei Sordociechi (EDbU), fissata per il 27 giugno e promossa in Italia dall’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti in collaborazione con la Lega del Filo d’Oro, la V Giornata Nazionale delle persone sordocieche vuole fare luce sulla condizione delle persone che vivono con questa disabilità sensoriale nel nostro Paese, al fine di garantire loro maggiore inclusione sociale, autodeterminazione e autonomia.
“Per garantire una maggiore inclusione e il pieno riconoscimento dei diritti delle persone sordocieche risulta essenziale fare chiarezza sull’applicazione della legge n. 107 e promuovere un coordinamento efficace fra il livello centrale e le regioni per superare le discrasie operative – dichiara Rossano Bartoli, Presidente della Fondazione Lega del Filo d’Oro Onlus – Le rilevazioni che la Lega del Filo d’Oro ha richiesto all’INPS mettono in evidenza come attualmente non siano state implementate in Italia infrastrutture e procedure tali da riconoscere le persone con sordocecità ai sensi della suddetta legge e, conseguentemente, che ad oggi nessuna persona contemporaneamente sorda e cieca sia riconosciuta come sordocieca. È dunque necessario che siano riconosciute come sordocieche le persone affette da una minorazione totale o parziale combinata della vista e dell’udito, sia congenita che acquisita, che comporta difficoltà nell’orientamento e nella mobilità, nonché nell’accesso all’informazione e alla comunicazione”.
“La Giornata della sordocecità costituisce soltanto una occasione, anche se forse la più importante, per ribadire l’impegno dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti accanto alle decine e decine di migliaia di persone interessate e colpite da questa disabilità complessa che ancora oggi non vedono riconosciuti a pieno la propria condizione specifica e i propri diritti – commenta Mario Barbuto, Presidente di Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti. Urge una modifica della legge 107/2010 che non può più essere rinviata e per la quale chiediamo un impegno preciso al Governo e al Parlamento italiano. Parlare di disabilità, soprattutto di questi tempi, non è facile. Agire per la disabilità, purtroppo, molto, molto più difficile. Per questo attendiamo risposte normative precise e azioni concrete di sostegno e supporto che non si debbono più procrastinare”.