Comunicazione accessibile e linguaggio contemporaneo

Passare dal parlare a tutti al parlare con ognuno. È la sfida raccolta dalle professioniste del Mart di Rovereto e di Centrale Fies. Comunicatrici, mediatrici culturali, social media manager e uffici stampa a “scuola” di comunicazione inclusiva.

Mart e Centrale Fies, i due grandi centri trentini di produzione artistica contemporanea hanno inserito all’interno dei corsi di formazione continua rivolti allo staff un percorso sulla comunicazione inclusiva. Si tratta di quel tipo di comunicazione che accoglie la complessità e le molteplicità, rispettando le differenze, tenendo conto dei punti di forza e delle fragilità, non discriminando e non escludendo.

“È compito di chi produce cultura agire ai fini della coesione sociale, dell’educazione interculturale, della promozione della cittadinanza attiva e dei diritti umani” spiegano. Coerente con alcuni degli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu per lo sviluppo sostenibile, l’impegno del Mart e di Centrale Fies è quello di instaurare relazioni, reali e virtuali, e produrre contenuti, testuali e visivi, che tengano conto della ricchezza delle società contemporanee.
Quando un’istituzione culturale comunica, in particolare sul web, non conosce tutti i destinatari e le destinatarie dei suoi messaggi. Oltre a rappresentare il potenziale nuovo pubblico, i follower possono differire dai pubblici profilati che abitualmente consumano cultura. Specchio della realtà, il web è popolato da moltitudini di identità, appartenenze, orientamenti e culture.
 
La Comunicazione inclusiva si prefigge di utilizzare un linguaggio scevro da stereotipi e pregiudizi che tenga conto delle differenze, che agisca per creare cittadinanza e che favorisca il riconoscimento di community e minoranze. Comunicare in maniera inclusiva significa anche realizzare contenuti accessibili, comprensibili, gentili. Se è l’ambiente a creare le differenze, gli spazi, i messaggi e le informazioni devono essere progettati in modo da favorire l’inclusione e l’autonomia. La comunicazione deve essere rivolta a quanti più soggetti possibili, permettendone la partecipazione e l’identificazione.

Questa settimana parte dello staff del Mart e di Centrale Fies ha frequentato i primi due momenti formativi di quello che necessariamente sarà un processo e che comprenderà ulteriori formazioni, autoformazione e ricerca, confronti e coinvolgimento delle community e del terzo settore. Oltre che sul linguaggio inclusivo, il corso si è concentrato sul web e sulle tecnologie digitali, mondi in cui design, politiche e strategie di gestione concorrono nel facilitare la navigazione e l’accesso autonomo alle informazioni.

Il primo incontro ha riguardato la comunicazione accessibile, destinata al raggiungimento e al coinvolgimento delle persone che hanno una forma di disabilità temporanea, permanente o situazionale. Negli spazi del Mart, la docenza è stata condotta dalla consulente Francesca Musolino, Communication and Accessibility manager certificata CPACC, Certified Professional in Accessibility Core Competences, dalla IAAP, l’Associazione Internazionale dei Professionisti dell’Accessibilità.

A Centrale Fies l’oggetto della seconda lezione è stata la decolonizzazione del linguaggio. Per comunicare riconoscendo le voci e le istanze di alcune delle soggettività fino a oggi invisibili perché razzializzate e oppresse. L’aula è stata tenuta dalla ricercatrice e attivista Mackda Ghebremariam Tesfau’, dottoressa di ricerca in Scienze Sociali, membro del direttivo di Refugees Welcome e di Razzismo Brutta Storia, Feltrinelli, nel board curatoriale di Centrale Fies.

Hanno seguito il corso, in presenza o in collegamento, 18 professioniste impegnate quotidianamente nella comunicazione, nella progettazione, nella promozione e nella mediazione culturale. La partecipazione è stata estesa anche a due volontarie del Servizio Civile provinciale il cui progetto di formazione è in corso negli uffici comunicazione delle due organizzazioni.

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