Il futuro dei probiotici va sempre più verso formulazioni “su misura”
Oggi la conoscenza più approfondita che si ha dei singoli ceppi di batteri probiotici, delle loro peculiari caratteristiche e della possibilità di associarli per creare utili sinergie apre la strada a quella che è la tecnologia applicata alla medicina.
Non più eserciti di generici batteri “buoni”, che si limitano a colonizzare l’intestino per lasciare poco spazio all’azione degli agenti patogeni. Come piccole squadre speciali di soldati “scelti”, le più innovative formulazioni di probiotici impiegano mix originali e innovativi di lattobacilli dall’azione sinergica: ceppi selezionati che hanno dimostrato una specifica attività di contrasto sugli agenti infettivi e intervengono in modo mirato, in funzione dell’organo e della patologia. Funziona così la linea ABI probiotici di Aurora Biofarma: tre prodotti – Abincol® specializzato per le disbiosi del colon, Abiflor Baby® indicato nei disturbi gastrointestinali dei bambini, fin dal primo giorno di vita, e Abivisor®, attivo sulla mucosa dello stomaco – che, agendo per competenza d’organo e composizione ceppo-specifica, inaugurano una nuova generazione di probiotici.
I probiotici sono definiti da OMS e FAO “microrganismi vivi che, somministrati in quantità adeguate, conferiscono un beneficio all’ospite”. Come recita il nome (“a favore della vita”), contribuiscono al nostro benessere grazie alla capacità di riequilibrare il microbiota, l’insieme di batteri che risiede nell’organismo (in particolare nel tratto gastro-intestinale, che ne ospita il 70%), favorendo la maturazione e lo sviluppo del sistema immunitario. Il microbiota umano ha un ruolo cruciale per il nostro stato di salute e una sua alterazione può associarsi a diverse patologie.
“Stiamo assistendo a un’importante evoluzione nel modo di concepire la cura”, spiega Emanuele Salvatore Aragona, Responsabile del Centro di Medicina Rigenerativa, Istituto Clinico Humanitas Mater Domini di Castellanza (VA). “Inizialmente vi erano terapie meramente soppressive, con l’impiego di farmaci come antibiotici o antinfiammatori. I probiotici hanno poi introdotto la ‘competizione fisiologica’ ma aspecifica. Oggi, le formulazioni più recenti permettono un ulteriore passo avanti: agiscono per competenza d’organo, con un’azione mirata sui ceppi patogeni da contrastare. La loro competizione nei confronti dei batteri è quindi ‘su misura’, modulando la risposta dell’organismo nel rispetto della biologia del paziente. Un approccio che potrà aprire nuove prospettive terapeutiche nel trattamento delle infezioni batteriche, considerando che l’aumento della resistenza agli antibiotici renderà questi farmaci, in mancanza di nuovi antimicrobici, delle armi sempre più spuntate”.
Negli ultimi anni, si è studiata l’interazione tra microbiota e sistema immunitario per capire come prevenire e trattare malattie infettive, allergiche o infiammatorie. Le evidenze scientifiche hanno confermato che i probiotici possono avere effetti immunomodulatori e/o immunostimolatori, secondo i ceppi batterici utilizzati; ogni ceppo possiede caratteristiche e proprietà specifiche ed esercita, necessariamente, un’azione diversa sulle varie patologie e sul loro decorso. Non tutti i probiotici sono uguali: in futuro la loro efficacia a livello profilattico e terapeutico dipenderà sempre più dalla qualità del prodotto e dai ceppi selezionati.
nella foto:
Il prof. Emanuele Salvatore Aragona, Responsabile del Centro di Medicina Rigenerativa,
Istituto Clinico Humanitas Mater Domini di Castellanza (VA)