HIV. È PRIORITARIO INDIVIDUARE COLORO CHE NON SANNO DI ESSERE INFETTI
DALLA SETTIMA EDIZIONE DEL “WORKSHOP ON HIV AND HEPATITIS CO-INFECTION E CO-MORBIDITY” IN CORSO A PALERMO FINO AL 4 MAGGIO.
In Italia secondo i dati del Centro Operativo AIDS dell’Istituto Superiore di Sanità nel 2017 sono stati diagnosticati 3443 nuovi casi di infezione. L’incidenza massima si è avuta nei maschi con età compresa fra 25 e 29 anni. Circa 1300 casi hanno riguardato uomini che hanno avuto rapporti sessuali con altri uomini, circa 1000 i soggetti eterosessuali maschi e circa 800 le donne. Il 34,4% dei casi sono stati registrati in migranti. La percentuale di questi ultimi è progressivamente aumentata negli anni. In circa il 36% dei casi la diagnosi è stata fatta tardivamente in quanto il paziente presentava già i sintomi dell’AIDS. I casi di AIDS notificati Italia nel 2017 sono stati 1517: dall’inizio dell’epidemia 69.734. Nel 2017 l’età media è stata di circa 46 anni. Le malattie opportunistiche maggiormente riscontrate sono state la polmonite da Pneumocystis jeroveci, la candidosi esofagea e la retinite da CMV. Questi sono alcuni dei dati emersi durante la settima edizione del workshop “On HIV and Hepatitis Co-Infection & co-morbidity” in corso a Palermo, fino al 4 maggio, presso il Grand Hotel Piazza Borsa. Presidente del Convegno, Antonio Cascio,ordinario dell’ateneo palermitano e direttore dell’UOC di Malattie Infettive e Centro regionale AIDS dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico “P. Giaccone” di Palermo. Responsabili Scientifici: Giovanni Mazzola e Pietro Colletti, rispettivamente, responsabile UOS Co-infezioni e responsabile UOS AIDS, presso la stessa UOC di Malattie Infettive. “Negli ultimi 20 anni – spiega Antonio Cascio” – la malattia da HIV si è progressivamente trasformata: da patologia mortale è divenuta condizione cronica trattabile, grazie alla disponibilità di terapie antiretrovirali efficaci e tollerate. Oggi la popolazione con HIV invecchia, le co-morbidità non AIDS-correlate sono in aumento e hanno un’importanza assai rilevante nel management clinico: malattie cronico-degenerative, cardio e cerebrovascolari, metaboliche, ossee, renali ed epatiche. Queste co-morbidità nella popolazione con infezione da HIV sono più comuni e si presentano in una età più precoce rispetto alla popolazione non HIV infetta. I soggetti ultrasessantenni hanno una maggiore probabilità di avere da due a tre co-morbidità contemporaneamente”. “L’obiettivo odierno – precisa Cascio – per i pazienti con HIV è quello di invecchiare in salute ed è, quindi, importante pensare ad un modello gestionale e assistenziale che tenga conto degli aspetti legati a pluricomorbidità e polifarmacoterapia”. Mentre Pietro Colletti rileva: “Abbiamo raggiunto l’obiettivo di trattare in modo efficace l’infezione da HIV con farmaci senza effetti collaterali rilevanti e con schemi terapeutici semplici: una sola pillola al giorno. Una terapia semplice da assumere e priva di effetti collaterali “azzera” la quantità del virus nel sangue e fa sì che, il soggetto trattato possa vivere una sessualità serena senza il rischio di trasmettere il virus al partner sessuale”. Giovanni Mazzola si sofferma sulla strategia del “Test and Treat”, già applicata nei paesi in via di sviluppo e possibile risorsa futura per combattere ovunque la diffusione di HIV. Tale strategia, percorribile grazie ai potenti nuovi schemi con più molecole, consiste nel curare immediatamente l’infezione al riscontro del primo test positivo, impedendo la replicazione del virus nei liquidi biologici ”. Il prof. Massimo Andreoni, direttore scientifico della SIMIT (Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali) ricorda l’importanza della PrEP, profilassi pre-esposizione e sul punto afferma: “Consiste nell’assunzione di farmaci antiretrovirali da parte di persone non HIV infette che prevedono di aver rapporti sessuali a rischio. La PrEP può essere fatta on demand assumendo 2 compresse di tenofovir /emtricitabina, da 2 a 24 ore prima dei rapporti sessuali, seguite da una terza compressa 24 ore dopo la prima assunzione e una quarta compressa 24 ore dopo, o “continuativamente” assumendo una compressa al giorno (ovviamente il tutto dovrà avvenire dietro prescrizione dello specialista infettivologo) , ma la migliore prevenzione consiste nell’individuare le persone che non sanno ancora di essere HIV positive per trattarle, al fine di raggiungere la negativizzazione della viremia in modo che non siano più contagiose. Ovvero, pervenire a quello che tecnicamente viene definito “Undetectable Equals Untransmittable (U=U)” o ancora di TASP “treatment as prevention” (il trattamento come prevenzione). |
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