I Chiropratici Italiani: “una laurea magistrale quinquennale a tutela del paziente”
L’Italia è ancora l’unico Paese occidentale dove non ci si può laureare in Chiropratica. Basti pensare che negli USA è la terza professione sanitaria per numero di professionisti, mentre in Europa esistono diverse università che offrono una laurea dopo un percorso di formazione quinquennale. Di fronte a questa anomalia, i dottori dell’Associazione Italiana Chiropratici hanno organizzato una serie di incontri con i vertici sanitari delle Regioni italiane per sensibilizzare, dati alla mano, sul tema della necessità di formare i dottori Chiropratici Italiani nel solco di quanto avviene a livello internazionale.
Nella “road map” dell’Associazione, l’unica accreditata presso gli Enti rappresentativi internazionali della professione, si tratta di un momento fondamentale e di un contributo importante per illustrare ai decisori politici le numerose analisi costi benefici redatte e pubblicate a livello mondiale in ambito sanitario. Ricerche concordi sul fatto che la chiropratica riveste un ruolo fondamentale nella lotta alle patologie dell’apparato muscolo scheletrico con benefici in termini di risparmio di ore lavorate, costi farmaceutici evitati e benefici a livello amministrativo.
Il presidente dell’AIC, John Williams, ha già incontrato i vertici della sanità regionale di Sicilia, Toscana e Lombardia, e ora si appresta a relazionare in Piemonte, rispetto alla necessità di un’adeguata formazione dei dottori chiropratici. “Un percorso formativo che sia in linea con l’esperienza dei principali Paesi europei ed extra europei, dove l’unica formazione prevista è la Laurea Magistrale della durata di cinque anni”.
“Questa serie di incontri si è resa necessaria perché le Regioni, insieme al Consiglio Superiore di Sanità, rivestono un ruolo chiave nella predisposizione del parere tecnico che verrà inoltrato al MIUR – spiega il Presidente John Williams – e che dovrà dirimere la questione del sostanziale declassamento tecnico del chiropratico in Italia, unico caso al mondo, così come paventato dalle recenti proposte di riforma delle professioni sanitarie”.
Le osservazioni alla proposta del Ministero della salute sul profilo professionale del chiropratico riscontrano infatti alcune criticità che in Italia porrebbero la professione chiropratica e la relativa formazione, al di fuori dei livelli richiesti nel resto dei paesi europei dove è già disciplinata da molti anni. La conseguenza principale di questa scelta metterebbe in serio rischio la salute di coloro che si rivolgessero ad un chiropratico in Italia, oltre che a creare un’enorme mole di contenzioso giudiziario. Secondo l’Associazione, come più volte illustrato nelle sedi competenti, un’adeguata formazione per un chiropratico richiede minimo una laurea magistrale (OMS, CEN, IFEC, Università di Zurigo) mentre una laurea triennale sarebbe del tutto inadeguata all’esercizio sicuro della professione, con gravi ripercussioni sulla salute pubblica.