Praticare “smart working” migliora la produttività e i rapporti di fiducia con il team, ma attenti a “burnout” e posture scorrette
Si parla sempre più di smart working – ovvero il “lavoro agile” da casa o da remoto fondato sulla collaborazione profonda tra persone e organizzazioni. Fa davvero bene alla nostra salute? MioDottore – piattaforma leader in Italia e nel mondo specializzata nella prenotazione online di visite mediche e parte del gruppo DocPlanner – ha coinvolto due specialisti, la dottoressa Monica Pesenti, psicologa di Monza e Brianza e l’osteopata e massofisioterapista modenese Tommaso Sarti, per approfondire pro e contro di tale approccio, sia a livello psicologico che fisico.
Gli effetti benefici sulla psiche
Lavorare in modo agile, da un luogo familiare, aiuta a sentirsi più sereni, tranquilli e rilassati nella gestione e nell’organizzazione del proprio lavoro, con effetti positivi sulla salute e sulla produttività. Una postazione di lavoro in un ambiente confortevole, ridefinito secondo le proprie necessità e la propria creatività, stimola lariflessione e favorisce la concentrazione, mentre la gestione più autonoma della to do list spinge a superare i propri limiti a vantaggio della scoperta di risorse individuali, aumenta il senso di responsabilità nel raggiungimento degli obiettivi e crea rapporti di fiducia più solidi con il team di lavoro. “Tutto questo genera una maggiore motivazione, autostima e senso di autoefficacia, con un conseguente aumento del benessere psicologico e dell’energia vitale”, spiega la dottoressa Pesenti.
Come evitare burnout, distrazioni e nervosismo
La psicologa di MioDottore ricorda che spesso i nuovi strumenti tecnologici assottigliano il confine tra vita privata e lavorativa: si tende a essere sempre raggiungibili e disponibili e questo può creare o aumentare i conflitti all’interno del nucleo familiare. Restare connessi troppo a lungo espone anche a rischi per la propria salute psichica, che può essere compromessa a causa dello svilupparsi della dipendenza tecnologica o burnout, termine con il quale si indica lo stress provato al lavoro e che determina un logorio psicofisico ed emotivo. Il segreto è cercare di non sovrapporre il tempo di prestazione lavorativa con quello personale e predisporre la postazione di lavoro con supporti necessari allo svolgimento dell’incarico senza eccedere utilizzando dispositivi elettronici personali, talvolta fonte di distrazione e irritabilità.
Quando si lavora da casa, è importante dare ai familiari più informazioni possibili sulla struttura del lavoro che si deve svolgere, descrivere le esigenze e le emozioni che si provano quando si viene disturbati e stabilire nuove norme condivise nella quotidianità per “ristrutturarsi” e per creare una maggiore empatia. È bene rispettare il più possibile i tempi che scandiscono vita lavorativa e familiare, creare un luogo di lavoro lontano dalle parti comuni può aiutare, così come scandire l’orario giornaliero con un inizio e una fine, con pause a intervalli regolari e attività rigeneranti a fine giornata. Praticare sport, dedicarsi ai propri hobby o ad attività all’aria aperta, così come seguire un’alimentazione adeguata e regolare, e non trascurare il proprio aspetto, sono azioni importanti per assicurare il benessere psicofisico.
Il corpo può trarne benefici: ma attenzione sempre alla postura
L’osteopata e massofisioterapista di MioDottore, Tommaso Sarti, concorda sugli aspetti positivi dello smart working, ma segnala anche alcuni svantaggi che, se trascurati, possono avere ripercussioni gravi sul fisico. “L’assenza di vincoli orari o spaziali porta a un aumento delle energie del lavoratore, ripercuotendosi sulla sua produttività in modo positivo. Lavorare da casa consente di risparmiare il tempo impiegato per recarsi in ufficio, consente di dormire di più ed essere quindi più riposati”, illustra lo specialista modenese. “Tuttavia, esistono alcuni rischi per il corpo, uno dei principali è la tendenza ad assumere posture errate, sedendosi scomposti su divani e poltrone.”
In questi casi, la colonna vertebrale assume forme che alterano notevolmente il portamento, sovraccaricando alcune articolazioni e cambiando lo stato di tensione della muscolatura, con possibili disturbi muscolo-scheletrici. La posizione seduta, infatti, grava sulla colonna molto più che la stazione eretta e si può andare incontro a contratture muscolari, protrusioni o ernie discali che, se sottovalutate, rischiano di cronicizzare.
Anche il modo in cui si posizionano gli arti superiori quando si è seduti è importante: per esempio, l’utilizzo del mouse che porta il polso a mantenersi in estensione per un periodo di tempo prolungato, può favorire l’insorgenza del tunnel carpale. È fondamentale, dunque, a casa come in ufficio, predisporre una postazione di lavoro il più possibile ergonomica, collocare lo schermo del computer frontalmente, con il margine superiore all’altezza degli occhi e la tastiera fronte allo schermo, così da evitare ripetuti movimenti degli occhi e del collo con conseguenti dolori cervicali.
10 raccomandazioni d’oro per il fisico
Lo specialista di MioDottore ha stilato un pratico decalogo di suggerimenti su cosa fare e non fare:
- Posizionare frontalmente monitor, tastiera e tutto il materiale di lavoro;
- Utilizzare una seduta ergonomica o il supporto di un cuscino dietro alla regione lombare;
- Preferire un tappetino per il mouse con poggia-polsi;
- Interrompere l’attività lavorativa più o meno ogni mezz’ora, alzandosi in piedi e camminando per qualche minuto;
- Scegliere un ambiente luminoso durante le ore diurne e abbassare la luminosità dei monitor nelle ore serali per non disturbare il sonno;
- Non tenere le gambe accavallate per troppo tempo;
- Non lavorare in posizioni scomposte su divano o poltrona;
- Non tenere oggetti nelle tasche posteriore dei pantaloni;
- Non inclinare la testa di lato per sorreggere il telefono durante le chiamate;
- Non piegare la testa in avanti per leggere, ma alzare il foglio o il dispositivo elettronico.
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