Procreazione medicalmente assistita, fra ostacoli burocratici ed emergenza Covid

La stima è che in Regione Lombardia nel 2020 saranno erogati solo il 60% dei cicli di induzione dello scorso anno

 

 

 

 

 

 

Un percorso a tappe tra le regioni italiane per capire e superare le molte differenze e i molti ostacoli che si trova a dover affrontare chi intende accedere a percorsi di procreazione medicalmente assistita.

È questo l’obiettivo che si prefigge l’Alleanza per l’Equità di Accesso ai Trattamenti per la Procreazione Medicalmente Assistita che, in collaborazione con la rivista di politica sanitaria Italian Health Policy Brief sta promuovendo alcuni forum regionali – le prime regioni ad essere coinvolte saranno Lombardia, Piemonte, Lazio e Sicilia –  nell’intento di raccogliere importanti contributi dai diversi attori dei servizi sanitari regionali, esponenti della comunità medico-scientifica e rappresentanti delle associazioni dei pazienti.

 

Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, in Italia nel 2017 (ultimo dato disponibile) sono stati realizzati quasi 100.000 cicli fra trattamenti di PMA omologa ed eterologa e sono nati da PMA 13.973 bambini, che rappresentano il 3% di tutti i nati nell’anno. Affrontare un percorso di PMA può avere tuttavia un forte impatto sugli aspiranti genitori, sia dal punto di vista emotivo e biofisico che organizzativo ed economico, e per questo è importante un’assistenza appropriata e a 360°, ma soprattutto di livello nazionale, che superi l’ancora troppo variegato panorama di centri pubblici e privati e di regolamenti regionali che spesso spingono alla scelta di strutture anche molto lontane dal proprio domicilio per soddisfare al meglio esigenze e necessità

Prima tappa di questi tavoli di discussione è stata la Lombardia, dove “il primo gruppo tecnico che ha lavorato insieme a Regione in tema di PMA – ha spiegato Emanuele Levi Setti, Direttore Dipartimento di Ginecologia e Medicina della riproduzione presso Humanitas Research Hospital  ha iniziato nel 1995 a occuparsi di dare una strutturazione a trattamenti, linee guida e costi. Oggi, però, ancora molti i nodi da risolvere: il sistema di PMA lombardo è strutturato su modello ospedaliero con costi più alti di quello che accadrebbe, invece, con un modello di tipo ambulatoriale. E poi c’è il tema Covid: la stima è che le strutture lombarde riusciranno a erogare nel 2020 solo un 60% dei cicli di induzione eseguiti lo scorso anno”.

Fra i molteplici elementi e le criticità che ancora rendono fortemente instabile il quadro della procreazione medicalmente assistita nel nostro Paese, primo tra tutti è il fatto che questa prestazione sanitaria non è inserita, in tutte le regioni, nell’ambito dei Livelli Essenziali di Assistenza, con l’inevitabile conseguenza di una estrema differenziazione assistenziale e di costi da sostenere.

LA SURVEY – Per meglio conoscere le problematiche e i disagi che devono fronteggiare coloro che intendono accedere alla procreazione medicalmente assistita, negli ultimi 18 mesi è stata condotta da IQVIA un’indagine sul web spaziando tra canali digitali e forum.

Nel complesso, ci sono state circa 106.000 conversazioni online sulla fecondazione assistita, Un numero rilevante se si considerano i dati di altre aree terapeutiche nello stesso arco temporale, quali Parkinson (38.000) e insonnia (62.000), ma meno rilevante rispetto ad altre aree quali per esempio i vaccini (al primo posto con 845.000) o tumori (527.000) o anche il diabete (166.757).

forum sono stati la principale fonte di discussione tra pazienti (45%). Sono soprattutto i pazienti (48%) e i medici (42%) i protagonisti delle discussioni, prevalentemente donne, nella fascia di età 30-40 anni (48%). Le conversazioni sono più concentrate in Lombardia e Toscana.

La complessità delle procedure di accesso (41 per cento), l’impatto sulla qualità della vita (18 per cento), le difficoltà diagnostiche (13 per cento) e le incertezze nella selezione dei centri specialistici presso i quali rivolgersi (13 per cento) sono stati gli ambiti oggetto di confronto e di ricerca di risposte o di sostegno.

Principale preoccupazione segnalata è il peso psicologico (46%) dell’infertilità e del percorso di PMA.  Forte anche il bisogno di sostegno emotivo e di accettazione sociale. Anche il carico finanziariopreoccupa le coppie: si predilige il centro privato (si percepisce una migliore qualità del servizio), ma c’è grande preoccupazione per le spese da sostenere. Grande fiducia nel consiglio di medici ed altri pazienti, il cui supporto appare fondamentale nel guidare le scelte e pianificare il percorso.

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