IL LINGUAGGIO SEGRETO DEI GEMELLI
La criptofasia è un linguaggio privato del tutto particolare, che i gemelli usano e, soprattutto, comprendono, ma può comportare criticità nello sviluppo linguistico: a colloquio con gli esperti
I gemelli possono sviluppare un linguaggio del tutto particolare, che solo loro parlano e capiscono. Si tratta di un fenomeno curioso che però può avere delle conseguenze negative : la criptofasia.
Chi ha dei gemelli sa bene quanto forte possa essere il legame che li unisce. Dopo aver condiviso il grembo materno, la connessione che si crea tra i bambini è così speciale che non di rado sfocia in fenomeni davvero curiosi. Non tutti sanno, infatti, che nei primi anni della loro vita i gemelli possono arrivare a sviluppare un linguaggio privato del tutto particolare, che solo loro usano e, soprattutto, comprendono. Stiamo parlando della criptofasia.
Se a prima vista potrebbe sembrare un comportamento innocuo, in realtà la criptofasia può nascondere qualche criticità.
Significato di criptofasia
Per capire meglio cos’è la criptofasia partiamo dall’etimologia della parola. Di derivazione greca, essa si compone delle parole cripto, ovvero “segreto”, e phasia, che significa “discorso”. Solitamente questo linguaggio segreto si compone di espressioni onomatopeiche, neologismi e parole reali adattate alle capacità fonologiche tipiche dell’età dei bambini. Anche i neonati che non hanno un fratello gemello attraversano una fase simile, ma vivere a contatto col mondo degli adulti e quello degli altri bambini crea la forte necessità di essere compresi dal prossimo.
Il legame speciale che unisce i gemelli e il loro rapporto spesso simbiotico, al contrario, può aumentare notevolmente le possibilità dello sviluppo della criptofasia, a scapito del linguaggio convenzionale.
Alcuni studi hanno inoltre mostrato come i gemelli abbiano una competenza verbale inferiore ai coetanei che non sono gemelli- spiega la dottoressa Beatrice Casoni Psichiatra presso Casa di Cura Quisisana Ferrara e Neurocare Bologna- ma con l’inizio dell’inserimento scolastico tale divario viene recuperato.
Ad influire su questa minore ricchezza linguistica nei gemelli- prosegue la dottoressa Casoni- possono concorrere molteplici fattori: da un lato la minor frequenza dell’interazione verbale con la madre e, dall’altra, il fatto che potrebbero essere i gemelli stessi a ricercare una minore interazione con l’adulto in virtù della loro appartenenza a una coppia speciale e alla loro intima vicinanza, che li porterebbe a un più frequente ricorso alla comunicazione non verbale e a interazioni reciproche.
Gemelli e criptofasia: bisogna intervenire? Rischi e conseguenze
Gli studiosi affermano che circa il 50% dei gemelli comunica attraverso la criptofasia, un linguaggio segreto che neanche mamma, papà e nonni riescono a capire. Questo fenomeno può essere altresì visibile in fratelli (o sorelle) nati a poca distanza l’uno dall’altro: le simili capacità fonologiche sono terreno fertile per lo sviluppo di un linguaggio segreto.
L’intervento di mamma e papà in questi casi è fondamentale: i bambini devono essere esposti maggiormente alla lingua degli adulti e spinti a utilizzare parole di senso compiuto, comprensibili da tutti. I bambini che sviluppano la criptofasia, infatti, possono non sentire il bisogno di comunicare con gli altri, con il risultato di chiudersi in sé stessi.
Le conseguenze della criptofasia possono essere anche gravi : possono portare sia a un ritardo nello sviluppo del linguaggio, sia a difficoltà di relazione sociale con gli altri bambini e adulti.
Come risolvere il problema? Sarebbe bene far interagire i gemelli anche con altri bambini, soprattutto quando cominciano a dire le prime paroline. Una volta raggiunta l’età della scuola dell’infanzia, poi, sarebbe opportuno inserire i piccoli in classi diverse, in modo che siano costretti a utilizzare la lingua “convenzionale” per farsi comprendere dagli altri.
È sempre consigliabile comunque rivolgersi ad uno specialista che saprà consigliare al meglio i genitori per la gestione di questa situazione.
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Nella foto
la dottoressa Beatrice Cason