Accademia di Medicina di Torino: martedì 4 maggio una seduta scientifica on line dal titolo “L’ipertensione secondaria”

di Piergiacomo OderdaMartedì 4 maggio alle 17.30, l’Accademia di Medicina di Torino organizza una
seduta scientifica on line dal titolo “L’ipertensione secondaria”
(www.accademiadimedicina.unito.it).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Introduce l’incontro Franco Veglio, Professore Ordinario di Medicina Interna
presso l’Università di Torino e socio dell’Accademia di Medicina. I relatori
saranno Paolo Mulatero, Professore Ordinario di Medicina Interna presso
l’Università di Torino e Guido Grassi, Professore di Medicina Interna presso
l’Università di Milano Bicocca e Presidente della Società Italiana Ipertensione
Arteriosa (SIIA).

 

 

 

 

 

Melania Sorbera per Medical Excellence Tv intervista il prof. Mulatero.
L’ipertensione endocrina è una forma di ipertensione determinata da
un’eccessiva produzione di ormoni da parte della ghiandola surrenale, una
piccola ghiandola posta sopra i reni. Quali sono le cause?
Nell’iperaldosteronismo primitivo, la ghiandola surrenale produce aldosteroni in
eccesso, nel feocromocitoma si producono catecolamine, adrenalina e
noradrenalina con effetti cardiovascolari, sul rene e il conseguente aumento dei
valori di pressione arteriosa. «Queste forme di ipertensione sono
frequentemente misconosciute, non comunemente ricercate».
L’iperaldosteronismo primitivo è la più frequente, colpisce il 5-6% di tutta la
popolazione ipertesa.
La giornalista pone la questione dei due “Consensus” della Società Europea
dell’Ipertensione. Il prof. Mulatero ha coordinato questo lavoro con colleghi
europei, nonché del Giappone e di Taiwan al fine di identificare in modo
semplice e divulgare tra i colleghi non esperti le procedure da mettere in atto
per la diagnosi, «in chi cercarla e come trattarla». Melania Sorbera chiede di
descrivere queste due forme di ipertensione endocrina. L’iperaldosteronismo
primitivo è dovuto ad un eccesso di produzione dell’ormone che fa riassorbire il
sodio, sale e acqua dei reni. L’espansione del volume determina l’aumento del
valore pressorio. E’ dovuto ad un tumore benigno in una delle due ghiandole
oppure ad un’iperplasia, un lieve aumento della dimensione di entrambe le
ghiandole. Nella forma monolaterale, il chirurgo procede all’asportazione. Se è
nella forma bilaterale, si assegna una terapia farmacologica per il resto della
vita. Il feocromocitoma è un tumore quasi sempre benigno della ghiandola che
produce catecolamine. La terapia è forzatamente chirurgica.
Quali sono i sintomi? La malattia più rara (0,3-0,5% della popolazione
ipertesa) è sospettata più frequentemente. Il paziente ha crisi ipertensive,
aumentano i valori pressori dal livello normale a molto elevato. Prova
batticuore, sudorazione, senso di agitazione, ansia. Risulta difficile distinguere
la sintomatologia da quella della crisi di panico, tuttavia rappresenta un primo
campanello d’allarme. Alcuni farmaci, assunti per altri motivi, possono
scatenare questa reazione. Per l’iperaldosteronismo primitivo, l’unica
caratteristica è la riduzione dei valori di potassio nel sangue, anche se una
metà dei pazienti mantiene valori normali. Non ci sono altri segnali se non la

pressione alta, dato frequente nella popolazione generale, «più del 30% ha
valori pressori elevati».
La giornalista chiede quali sono i rapporti tra pazienti con la pressione alta e il
medico di famiglia. Si tratta di una patologia frequente che viene
correttamente gestita dai medici di Medicina Generale, talora subissati dalla
numerosità delle visite. Rischiano di trattare il sintomo e non la patologia.
Prima di iniziare un trattamento farmacologico occorre discernere tra chi è
affetto da ipertensione essenziale a cui prescrivere farmaci ipotensivi da chi ha
una forma particolare di ipertensione che necessita di un trattamento specifico.
Il prof. Mulatero parla di «giro kafkiano di sostituzione di farmaci» a motivo
degli effetti collaterali sopraggiunti per una diagnosi non corretta.
Come effettuare la diagnosi di queste forme di ipertensione? Il sospetto
diagnostico si chiarisce con un esame della quantità di ormoni nel sangue,
prescrivibile con impegnativa mutualistica. Per l’iperaldosteronismo primitivo si
considera il rapporto tra i valori di aldosterone e renina. Al di sopra di un limite
soglia si invia ad uno specialista per il test di conferma, sempre tramite
prelievo ematico. Per il feocromocitoma si fa il dosaggio degli ormoni prodotti
dalla ghiandola surrenale, le metanefrine che derivano dalle catecolamine,
presenti nel plasma e nelle urine.
Si ribadisce il trattamento di queste due malattie. L’iperaldosteronismo nella
forma bilaterale (70% dei pazienti) richiede farmaci specifici non comunemente
utilizzati per l’ipertensione arteriosa. Bloccano i recettori dell’aldosterone per
cui vengono inibiti nel loro ruolo di far aumentare i valori pressori. Nella forma
monolaterale si può utilizzare un approccio di tipo chirurgico, poco invasivo
come per l’appendicite o i calcoli alla cistifellea (paziente dimesso dopo due
giorni). L’intervento chirurgico è indispensabile per il feocromocitoma, «il
tumore che butta fuori grandi quantità di ormoni produce una crisi ipertensiva
che può condurre ad effetti gravi».
La lettura del prof. Grassi riguarda le somiglianze e differenze tra le linee guida
della Società Europea di cardiologia (ESC) e della Società Europea di
ipertensione (ESH) e quelle della Società Internazionale di Ipertensione (ISH),
cercando di evidenziare le implicazioni pratiche e le raccomandazioni che
possono avere maggiore impatto nella pratica clinica quotidiana. Si sottolinea
la necessità, raccomandata dalle Linee guida, dell'impiego precoce nella storia
clinica della malattia della terapia farmacologica di associazione, in modo da
permettere un miglior controllo pressorio nella popolazione.

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