Beppe Conti Dolomiti da leggenda
– 368 pagine
– Formato 16,5×24
– Brossura cucita con alette
– Illustrato a colori
– Prezzo: € 20,00
Dolomiti da leggenda. Un viaggio stori-
co fra le montagne più belle del mondo
per rivivere momenti suggestivi del gran-
de ciclismo scoprendo per prima cosa i
luoghi diventati patrimonio dell’umanità
dal 2009. Montagne che presero il nome
dal naturalista francese Deodat Gratet de
Dolomieu, il quale, per primo, studiò quel
particolare tipo di roccia chiamata in suo
onore Dolomia.
• Prima volta al Giro d’Italia nel 1937, per ce-
lebrare il centenario della prima denomina-
zione. Prima volta sul Passo Rolle, salendo
da Fiera di Primiero fra le Pale di San Martino,
con Gino Bartali all’attacco in maglia rosa pronto a realizzare la grande impresa. La prima su quei monti.
• Poi nel 1940 Falzarego, Pordoi e Sella, altri passi entrati nella leggenda e che raccontiamo dal punto di
vista geografico, storico e fisico. Montagne che si macchiarono anche di sangue, soprattutto nel corso
della Grande Guerra, dal ’15 al ’18. Proprio nel ’40 ecco il primo Giro d’Italia di Fausto Coppi, che ancor
oggi resta il più giovane vincitore della corsa rosa, a poco più di vent’anni.
• In rapida successione la scoperta delle altre cime, i passi presi d’assalto dalla folla nelle differenti epo-
che per vedere da vicino i campioni che sollecitarono maggiormente la fantasia di ognuno.
Su tutti le Tre cime di Lavaredo, che cambiano colore col mutar del sole, dal grigio pallido al rosso infuo-
cato, la Cima Grande, la Cima Ovest e la Cima Piccola. Che assistettero alla più grande impresa di Eddy
Merckx, campionissimo dell’epoca moderna, al Giro d’Italia 1968. E, sotto la neve, le Tre Cime furono
testimoni anche dell’ultima impresa d’un nostro campione, Vincenzo Nibali nel 2013.
• Mille storie da raccontare, fra personaggi più o meno noti, retroscena e leggende, episodi gustosi e
inediti, ma su tutti due momenti straordinari:
Il primo quando nel 1947 il clan di Coppi cercò di “comprare” Bartali, proponendogli un milione di lire
se avesse perso il Giro.
Il secondo riguarda tutta la verità su Marco Pantani a Campiglio nel ’99, quando venne estromesso dal-
la corsa rosa perché aveva valori del sangue sballati. Un biologo ci racconta cosa realmente accadde.
Nessun complotto, nessun giallo, era semplicemente inaffidabile il marchingegno portatile che doveva
misurare il valore dell’ematocrito. Lo scienziato spiega, per rendere l’idea, che è come se in Formula
Uno prendessero i tempi con una sveglia. Una storia pazzesca, che se non fosse accaduta forse Marco
sarebbe ancora fra noi.