THE SPARK/L’ENTICELLE Il film di Valeria Mazzucchi e Antoine Harari sulla ZAD (zone à défendre) di Notre-Dame-des-Landes che ha salvato le campagne francesi dalla costruzione di un aeroporto, ancora oggi simbolo della lotta per l’ambiente in concorso al Festival CinemAmbiente
E’ possibile un altro mondo che metta al centro la questione sociale e ambientale? Recupere il rapporto dell’uomo con il suo habitat planetario e utilizzarne le risorse in modo più sostenibile, è un’utopia o un’istanza di giustizia realizzabile? Sono questi gli interrogativi che suscita The Spark, il film di Valeria Mazzucchi e Antoine Harari in concorso al 24° Festival CinemAmbiente in programma dal 1 al 6 ottobre.
Il documentario, che arriva per la prima volta in Italia dopo essere stato selezionato al festival internazionale Visions du Réel, segue per oltre tre anni gli abitanti della Zad di Notre-
Su quel territorio, dove le prime manifestazioni e occupazioni risalgono già alla metà degli anni ’70, si è sviluppata una comunità umana in secessione dal capitalismo, che ha messo al centro del suo sviluppo le lotte ecologiche e la necessità di opporsi alla proprietà privata per riconquistare collettivamente il potere sulla gestione del territorio, diventando un luogo simbolo per tutti i movimenti socialisti ed ecologisti del mondo, come per esempio l’italiano “No Tav”.
Dalla festa per l’abbandono definitivo del progetto del grande aeroporto, annunciato dal Presidente Macron nel 2018, fino all’improvviso sgombero dell’area ordinato dallo stesso governo ad appena un anno di distanza dallo storico annuncio -ed eseguito con la più grande operazione di polizia dal 1968, con 2500 gendarmi, mezzi militari, gas lacrimogeni e l’allontanamento dei mezzi di comunicazione- il film è un racconto intenso e toccante scandito dalla voce della stessa Valeria Mazzucchi; tra sogni e speranze, disincanto e accettazione,The spark è la fotografia della vita quotidiana degli “zadisti”, di un modo di vivere alternativo, in cui mondo umano, animale e vegetale convivono senza contrapporsi.
Nel solco della tradizione del miglior cinema del reale francese, la regista e il giornalista Antoine Harari,mettono al centro del proprio sguardo la storia di una comunità attraverso le storie delle persone che la compongono, dando voce con grande sensibilità, a un universo troppo spesso schiacciato dalle narrazioni semplicistiche e parziali.
Per raccontare cosa succede alla ZAD di Notre-Dames-des-Landes abbiamo assunto uno sguardo vicino ed empatico con i suoi residenti. Evitando di entrare in un approccio meramente politico, abbiamo voluto conoscere le ragioni personali che hanno portato i nostri personaggi ad investirsi anima e corpo nel progetto della ZAD.
La necessità di voler raccontare la vita sulla ZAD è diventata ancora più forte quando siamo stati testimoni della violenza messo in atto dallo stato francese per espellere gli occupanti da queste terre. Un dispositivo militare che avrebbe potuto distruggere tutto in poche ore. Questa sproporzionata dimostrazione di forza ci ha reso chiaro che ciò contro cui si combatteva era molto di più di qualche insediamento illegale, ma quello che la ZAD di Notre Dames des Landes rappresentava: una breccia dentro il modello unico socio-economico proposto dalle nostre società. Spiegano Valeria Mazzucchi e Antoine Harari.
Ad oggi dopo tre anni dall’abbandono del progetto di aeroporto e nonostante la crisi del 2019, e i successivi tentativi di indebolire il progetto, la ZAD resta un luogo di resistenza abitato da una comunità autosufficiente formata più di 200 persone, su una superficie di 1.650 ettari. Esempio di una risposta coraggiosa e coerente ai disastri prodotti dalle stesse strutture e logiche economiche e politiche della società contemporanea contestate, tornati drammaticamente evidenti con la recente pandemia.
La ZAD non è un’utopia. Durante i tre anni in cui, talvolta faticosamente, abbiamo sviluppato questo progetto, abbiamo assistito ad un cambiamento radicale. Le persone intorno a noi che nel 2018 consideravano gli abitanti della ZAD come un gruppo di emarginati con cui non avevano nulla in comune, si sono accorti gradualmente, alla luce della crisi sanitaria e climatica che stiamo vivendo, di condividere con loro gran parte delle speranze e preoccupazioni. Possiamo quindi chiederci se questo progetto, inizialmente considerato come qualcosa di difficile da realizzare, non sia diventato un vero e proprio tentativo di re-immaginare un possibile futuro. Questo nonostante tutte le contraddizioni, debolezze e fallimenti inerenti a progetti così ambiziosi.
Forse allora, in mezzo a tutte queste scintille sparse per l’Europa, una di loro potrebbe diventare la piccola fiamma che ci guida verso un futuro più sostenibile.
Valeria Mazzucchi e Antoine Harari. (Note di regia).
THE SPARK,
FESTIVAL CINEMA AMBIENTE
Proiezione: martedì 5 ottobre, ore 22.00. Cinema Massimo Torino
Sinossi
Situata a circa 30 km dalla città francese di Nantes, la ZAD (Zone to Defend) di Notre-Dame-des-Landes è uno dei più grandi spazi autonomi d’Europa.
Occupando quasi 2000 ettari di foresta, questo movimento ha riunito una moltitudine di persone alla ricerca di un modo di vivere alternativo. Mettendo in discussione molte delle regole della nostra società, sia dal punto di vista abitativo che economico e decisionale, i residenti della ZAD esplorano le possibilità di un diverso modo di vivere. Questo luogo è diventato un crocevia per diversi movimenti contestatari da tutto il mondo. Il 2019 è stato un anno difficile per la ZAD di Notre-Dame-des-Landes: il governo Macron ha deciso di abbandonare il progetto d’aeroporto che era previsto su quelle terre e ha predisposto lo sgombro degli occupanti con l’intervento di 2500 poliziotti.
The Spark (L’Étincelle in francese) segue la quotidianità di alcuni di questi residenti durante questo anno critico e si interroga sulle possibilità di cambiare il modo in cui viviamo come società.
Biografie
VALERIA MAZZUCCHI
Valeria (1990) dopo aver studiato relazioni internazionali e diritto internazionale all’Università di Ginevra, ha seguito una formazione in documentario agli Ateliers Varan (Francia). Ha vissuto in Svizzera, Turchia e Sicilia. I suoi documentari sono stati presentati in diversi festival internazionali e sulla televisione svizzera e francese. Nel 2020 ha co-fondato la casa di produzione Futur Proche.
Filmografia:
Lost Cells, in sviluppo
Dönüs-Retour, 50 min, documentario, Italia, 2017
Motel Hasankeyf, 27 min, documentario, Kurdistan, 2015
ANTOINE HARARI
Antoine Harari (1987) è un giornalista investigativo freelance che divide il suo tempo tra la Svizzera e la Sicilia. Ha prodotto numerosi reportage e inchieste per i media svizzeri principalmente a Malta, Cipro del Nord in Lussemburgo e in Sicilia. Nel 2020 ha co-fondato la casa di produzione Futur Proche.
Esperienza professionale recente:
2021 Produzione di un Temps Present a Ginevra
2020 Produzione di un’esplorazione in undici parti sull’affare Rybolovlev- Bouvier per il media Heidi.news
2020. Pubblicazione di un rapporto investigativo sul ruolo svolto da una società svizzera nel traffico di petrolio in Libia per l’ONG Public Eye.
Crediti
Sceneggiatura e regia: VALERIA MAZZUCCHI e ANTOINE HARARI
Montaggio: CHRISTINE HOFFET
Fotografia e suono: VALERIA MAZZUCCHI e ANTOINE HARARI in collaborazione con YVANN YAGCHI. Con immagini d’archivio di MICHEL DES 100 NOMS
Sound design : FRANCOIS WOLF
Color grading : ALESSIO ZANARDI
Musiche di MATTEO PRINA
Prodotto da: AKKA FILMS
Produttori: NICOLAS WADIMOFF, PHILIPPE COEYTAUX e PALMYRE BADINER In coproduzione con FUTUR PROCHE, 5e6 e TEMPS NOIR
con la partecipazione di RTS RADIO TELEVISION SUISSE / SRG SSR e CINEFOROM e la LOTERIE ROMANDE