Il rapporto tra intestino e cervello non è più un mistero

Un’indagine sociale di Yakult Europe mette a confronto conoscenze e convinzioni dei
cittadini di diversi Paesi europei e giapponesi sul rapporto tra intestino e cervello

 

 

 

 

 

“Agire di pancia” “sentire le farfalle nello stomaco”, sono solo alcune
delle espressioni che utilizziamo da sempre nel nostro linguaggio quotidiano, per descrivere tutte
quelle sensazioni che attengono alla sfera emotiva coniugata a quella fisica, e che oggi è possibile
spiegare grazie ai progressi ottenuti della ricerca scientifica.
Ed è il rapporto tra intestino e cervello il tema dell’indagine sociale che Yakult Europe ha
commissionato all’istituto internazionale Dynata, per mettere a confronto conoscenze e
convinzioni dei cittadini in diversi Paesi europei (Regno Unito, Irlanda, Italia, Germania, Austria,
Belgio, Paesi Bassi) e in Giappone.
“L’intestino influenza non solo il benessere generale, ma anche l’umore”; con questa opinione
concorda ben il 92% degli italiani intervistati nel corso della ricerca. Inoltre, tra tutti sono proprio
gli italiani a essere maggiormente consapevoli nel riconoscere che vi sia una stretta relazione tra
intestino e cervello e che questa consenta una comunicazione bidirezionale tra i due organi: ne
sono certi infatti 2 su 3. Non solo quindi il cervello influenza l’intestino, ma l’intestino, e in
particolare le alterazioni del microbiota intestinale, sono in grado di influenzare la salute mentale
(ci potrebbe essere, infatti, una correlazione tra condizioni come la depressione, l’ansia e
l’autismo, e uno stato di disbiosi intestinale). Per questi motivi l’intestino è considerato il nostro
secondo cervello.
“Influenza reciproca che la scienza chiama asse intestino-cervello – spiega la Dr.ssa Michela
Barichella, Responsabile UOS Nutrizione Clinica, ASST G. Pini, CTO, Milano e Presidente B&M – un
sistema di comunicazione bidirezionale che utilizza, per connettere i due organi, anche sostanze
specifiche che funzionano da messaggeri, alcune di queste note come neurotrasmettitori. Ne sono
un esempio dopamina e serotonina, sostanze in grado di influenzare il nostro umore e conosciute,
per questo motivo, anche come ormoni della felicità o del ‘benessere’”.
Si stima in particolare che circa il 90% della serotonina presente nel nostro organismo venga
prodotta proprio nell’intestino, e che in questo processo abbia un ruolo fondamentale il
microbiota intestinale, la comunità microbica che colonizza l’intestino e che rappresenta un vero
e proprio organo in grado di proteggere l’ospite, cioè l’organismo umano, assolvendo a numerose
funzioni essenziali, tra le quali la produzione di metaboliti, l’assorbimento dei nutrienti e delle
terapie farmacologiche, la regolazione del sistema immunitario e tanto altro ancora.

“La letteratura medica e scientifica dell’ultimo decennio – spiega il Dr. Fabio Pace, Direttore UOC
di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva ASST Bergamo Est, Seriate (BG) – si è andata via via
arricchendo di dati sempre più consistenti, che suggeriscono come l’equilibrio del nostro
microbiota possa associarsi a uno stato più vantaggioso anche a livello mentale. Tra i fattori che
favoriscono l’equilibrio della flora intestinale, sono prioritari: uno stile di vita attivo, una buona
gestione dello stress e corrette abitudini alimentari”.
Un aiuto in questo senso può arrivare dai probiotici, “organismi vivi che, se somministrati in
quantità adeguata, apportano un beneficio alla salute dell’ospite” (Definizione: FAO/OMS); ne
sembrano particolarmente consapevoli gli italiani, che attribuiscono al loro consumo regolare un
ruolo anche sul benessere mentale, oltre a quello più conosciuto sull’intestino: lo dichiara infatti
1 italiano su 3 – un dato significativamente maggiore rispetto a tutti gli altri Paesi intervistati nel
corso del sondaggio.
Dalla ricerca Yakult Europe è anche emerso che il 93% degli italiani riconosce nella nutrizione un
ruolo chiave per modulare la comunicazione tra intestino e cervello. In Italia è infatti
consuetudine, più che in altri Paesi, affidarsi al cosiddetto “comfort food”, ovvero alimenti in
grado di apportare sensazioni positive e di appagamento a coloro che li consumano, come il
cioccolato, i dolci e la pizza.
Mentre il cioccolato è comune, come “comfort food”, a più Paesi europei, ma non presente nelle
abitudini giapponesi, la pizza è appannaggio del Bel Paese, e anche unico alimento salato presente
in generale nella lista. Stranamente non compare, tra i cibi “amici” del benessere, nelle risposte
degli italiani intervistati, il caffè, presente invece in altri Paesi quali Giappone, Germania, Austria,
Irlanda.

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