20 Novembre: la giornata mondiale dell’infanzia ai tempi del Coronavirus
Quest’anno il tema dei diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza assume una rilevanza ancora maggiore in relazione al disagio psicologico che la pandemia ha determinato
Il 20 novembre si celebra in tutto il mondo la Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che enuncia i diritti fondamentali da riconoscere e garantire a tutti i bambini e a tutte le bambine del pianeta. Una data che ricorda il giorno in cui l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite adottò, nel 1989, la Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, da allora, ogni 20 Novembre si celebra la Giornata Internazionale dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, dedicata, in particolar modo, a tutti i bambini che in modi diversi e per cause differenti, sono privati della possibilità di vivere la loro ” giovinezza”. I principi fondamentali della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza sono quattro: non discriminazione; superiore interesse (l’interesse dei bambini e delle bambine deve avere la priorità); diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo; ascolto delle opinioni del minore.
Nel mondo ogni anno un miliardo di minori tra i 2 e i 17 anni è vittima di violenza fisica, sessuale o psicologica, 12 milioni di ragazze si sposano prima dei 18 anni con uomini spesso molto più grandi di loro, 85 milioni di bambini e ragazzi sono coinvolti in pericolose forme di lavoro minorile. In Italia il 13,5% abbandona la scuola prima del tempo. Tutto questo è spesso legato a quella povertà che affligge il presente e che ruba il futuro, colpendo almeno 586 milioni di bambini nel mondo. In occasione della giornata che si prefigge di dare voce ai diritti dell’infanzia, ci si chiede quali sia l’impatto della Pandemia sui bambini nel mondo. L’Unicef ha lanciato l’allarme sulle conseguenze devastanti della pandemia su infanzia e adolescenza: la chiusura della scuola, le difficoltà legate alle vaccinazioni previste e l’aumento della povertà.
Quest’anno il tema dei diritti dell‘Infanzia e dell‘Adolescenza assume una rilevanza ancora maggiore in relazione al disagio psicologico che la pandemia ha determinato. Oggi i ragazzi chiedono il ritorno ad una nuova normalità che tenga conto delle lezioni apprese in questi mesi e delle buone pratiche messe in atto.
La Pandemia ha cambiato il “tempo” dei bambini
“Nei più piccoli, sono esponenzialmente aumentati i disturbi d’ansia, i disturbi del sonno e le fatiche scolastiche” sottolinea la dottoressa Silvia Riboldi psicoterapeuta e consulente del portale Mustela per i professionisti “Formazioneinfanzia.it.” Bambini che non si concentrano perché invasi dai propri pensieri, bambini che hanno strutturato vere e proprie fobie per il contagio e la possibilità di essere loro stessi “untori” di trasmissione del virus. Una piccola paziente lo ha chiesto direttamente, lasciando i genitori spiazzati e lasciando intravedere tutta l’angoscia che il suo comportamento da mesi mostrava: ” Io lo so che il nonno è morto per colpa mia, gli ho portato la malattia…”.Abbiamo tanto da ricostruire, piccoli passi da fare e una società che deve restituire due anni di salute psicologica ai più piccoli. Adesso è il momento- conclude la dottoressa Riboldi- ma dobbiamo essere consapevoli che il percorso può essere più lungo di quanto ciascuno di noi desidererebbe.
I bambini hanno fatto molta fatica a comprendere il concetto di “virus” che ha stravolto le loro abitudini e quelle del mondo intero, perché è qualcosa che non si vede con gli occhi e che quindi “sfugge” al controllo …Una bimba continuava a sollevare i tappeti di casa alla ricerca del virus, perché riferiva “voglio schiacciarlo” con i piedi. E’ stato molto complesso il processo di “mentalizzazione del killer invisibile” nei bambini- aggiunge la dottoressa Elisa Stefanati psicoterapeuta presso Quisisana Ferrara– spaventa maggiormente ciò che non si vede perché lasica indifesi e incapaci di far fronte alla minaccia. Il lungometraggio di animazione della Disney Bambi insegna. La scena dello sparo nel buio quando viene uccisa la mamma del cucciolo, genera una paura irrazionale nei bambini, perché in quel buio i bambini proiettano le loro paure. Ora nei più piccoli sono aumentate le angosce di abbandono. Vedo bambini sotto i 10 anni che sono tornati ad affidarsi ai rituali prima di dormire, che si separano a fatica dalle figure di accudimento, che chiedono continue conferme di presenza e rassicurazioni. Compito dei genitori è quello di guidare i piccoli in questa riflessione profonda sulla parte negativa di ciò che hanno vissuto, compresa la paura della malattia e della morte. Genitori e adulti di riferimento e insegnanti possono giocare un ruolo chiave nella rielaborazione e ri-narrazione del presente dei bambini e dei ragazzi.
Anche gli adolescenti sono stati colpiti in modo molto importante nella sfera psicologica dalla pandemia.
La ricerca “I care” condotta presso l’Università degli Studi di Palermo evidenzia come durante il periodo di lockdown in Italia, ovvero tra marzo e maggio 2020, il 35% degli adolescenti abbia provato sentimenti di ansia e disagio, il 32% bassi livelli di ottimismo e il 50% basse aspettative per il futuro (cfr. anche Musso e Cassibba, 2020). A questo hanno contribuito- spiega la dottoressa Beatrice Casoni Psichiatra presso Quisisana Ferrara- oltre che l’inevitabile timore del contagio, anche le misure restrittive che hanno costretto gli adolescenti a mettere in stand-by le amicizie, le relazioni sentimentali, le attività ludiche e sportive. Nel tentativo di mantenere una parvenza di normalità, la maggior parte dei ragazzi in età adolescenziale, ha iniziato a trascorrere molto più tempo online, incrementando l’utilizzo di internet fino al 50% ed esponendosi ai rischi connessi all’uso prolungato dei dispositivi elettronici come alterazioni del ritmo sonno-veglia, sintomi ansiosi e depressivi. A questi vanno aggiunti anche rischi collegati alle attività su internet e i social come contenuti non appropriati, rischi per la loro sicurezza come l’adescamento da parte di malintenzionati o il cyberbullismo.
Appare chiaro, quindi, come sia importante intervenire sulle famiglie al fine di sostenere da una parte i figli che manifestano un disagio, dall’altra i genitori che devono trovare un delicato equilibrio tra il desiderio di privacy e di libertà degli adolescenti e la necessità di un monitoraggio e controllo delle attività al fine di garantirne la sicurezza