Accademia di Medicina di Torino: incotro con Alessia Ciancio “L’eradicazione del virus dell’Epatite C”
Professore Associato di Gastroenterologia, Dipartimento di
Scienze Mediche, Ospedale Molinette di Torino interviene martedì 18 gennaio alle ore 21, in Accademia di Medicina di Torino sul tema “L’eradicazione delvirus dell’Epatite C(www.accademiadimedicina.unito.it).
E’ stata intervistata da Livia Tonti di M.D. Digital (Passoni editore).
di Piergiacomo Oderda
L’Epatite C
è una malattia asintomatica ma ha ripercussioni anche abbastanza gravi in
pazienti portatori dell’infezione. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha
posto quale “endpoint” per il 2030 l’eradicazione del virus dell’Epatite C. Con il
Decreto Milleproroghe (l. 8/2020), si è deciso di eseguire lo screening in
soggetti di fascia d’età tra il 1969 e il 1989 più i soggetti al momento in
carcere per individuare soggetti infetti dal virus ma che non sanno di avere la
malattia. «Spesso i pazienti che arrivano nel mio laboratorio o non sanno di
avere la malattia o non sanno che ci sono farmaci disponibili». L’Epatite C è
una malattia cronica ed evolutiva, col passare del tempo, nell’arco di venti,
trent’anni si sviluppa la malattia severa, la cirrosi epatica e le sue complicazioni
che possono portare il paziente alla morte. Può capitare che arrivino anche
negli ambulatori dei medici di Medicina Generale soggetti che possono avere
fattori di rischio, devono essere indagati per il virus dell’Epatite C. «Oggi
abbiamo a disposizione farmaci che garantiscono l’eradicazione», l’eliminazione
del virus in una percentuale di pazienti altissima, per alcuni sottotipi del virus
si arriva anche al 95-98%, indipendentemente dal grado di fibrosi. E’ possibile
somministrare questa terapia anche a pazienti cirrotici o che abbiano seguito
una terapia con interferone e ribavirina. Si tratta di terapie non solo altamente
efficaci ma prive di effetti collaterali. Si somministra una o al massimo tre
compresse al giorno per un arco di tempo limitato, da otto a dodici settimane.
L’unico effetto lamentato è un po’ di stanchezza, dolori articolari, un’inezia
rispetto alla terapia pesantissima di interferone e ribavirina. Un paziente ha
spiegato il cambiamento di qualità della vita con queste parole: «Mi sento il
momento in cui è andato via il virus, ho voglia di progettare la mia vita. La
sera mi sedevo sul divano e restavo inerte, ora ho voglia di fare qualcosa con
la mia famiglia, di uscire, di giocare con i bambini».
Il virus dell’Epatite C è una malattia sistemica, non colpisce solo il fegato ma
tanti altri distretti. Facilita l’insorgenza del diabete, è un cofattore di linfoma di
tipo B, di malattie renali come le glomerulonefriti, di alcune malattie della
pelle. La terapia permette sensibili miglioramenti in alcune malattie, capita che
dopo l’eradicazione del virus si sospenda l’insulina e si passi a ipoglicemizzanti
orali. Talvolta, si assiste ad una risposta completa ad una malattia
ematologica. Occorre indagare pazienti che possono avere fattori di rischio, ex
tossicodipendenti, chi ha subito trasfusioni di sangue prima del 1991, soggetti
più anziani sottoposti a terapie cinquant’anni fa quando non esisteva il
monouso, le siringhe venivano semplicemente bollite, tatuaggi realizzati in
ambienti insicuri. Oggi i fattori di rischio principali sono i trattamenti di
bellezza!
La conferenza viene introdotta da Mario Rizzetto, Professore Onorario di
Gastroenterologia, Università di Torino e socio dell’Accademia.