Le Guide del Sole 24 Ore Doppio appuntamento con Il Sole 24 Ore dedicato agli Istituti Tecnici Superiori Giovedì 31 marzo e martedì 5 aprile le Guide

ITS/1 Viaggio nel sistema formativo dei distretti ITA/2 Regione per regione gli iscritti e gli sbocchi lavorativi

Il paradosso degli Its: occupazione all’80% ma solo 19mila iscritti

Dei tanti paradossi che il sistema formativo italiano fa fatica a superare c’è anche quello che riguarda gli Istituti tecnici superiori, le “super scuole” post diploma di tecnologia nate oltre 10 anni fa per offrire uno sbocco alternativo dopo la maturità a tutti quei giovani che non vogliono/possono iscriversi all’università e che invece vogliono trovare subito un lavoro.

Ebbene, nonostante un tasso di occupazione medio dell’80% mantenuto anche negli anni della pandemia, gli Its vantano appena 19mila frequentanti contro gli 1,7 milioni di iscritti a un ateneo.

Per aiutare i giovani a superarlo, nella consapevolezza che l’Italia è la seconda forza manifatturiera d’Europa, Il Sole 24 Ore dedica un doppio appuntamento alla scoperta degli Istituti tecnici superiori. La prima guida, in uscita giovedì 31 marzo, prova a riassumere i segreti del successo della formula Its e a ripercorrere il viaggio in 12 regioni che il quotidiano ha pubblicato l’estate scorsa. La seconda, in uscita martedì  5 aprile, racconta il progetto di riforma che il Parlamento si appresta a varare e fornisce, grazie alla collaborazione dell’Indire, la mappa completa delle 118 fondazioni Its sparse lungo lo stivale. Its che offrono corsi biennali o triennali, in settori tecnologici d’avanguardia, dalla mobilità sostenibile ed efficienza energetica al sistema meccanica; dalle nuove tecnologie della vita e per il made in Italy ai servizi alle imprese.

Il paradosso degli Its è impietoso anche a livello internazionale: in Germania gli iscritti alle «Fachhochschulen», il canale non universitario di formazione terziaria professionalizzante, sono circa 800mila; in Francia esistono gli «Institutes universitaires de Technologie» («Iut»), che offrono formazione tecnica superiore con docenti provenienti dal mondo del lavoro; e anche in Svizzera, le «Sup» (le Scuole universitarie professionali) propongono, da tempo, un insegnamento “pratico” e vicino al mondo produttivo. E tutti con numeri di gran lunga superiore ai nostri. Un paradosso, appunto. Doppio se consideriamo che viviamo in un paese che è contemporaneamente terzo nell’Ue per disoccupazione giovanile e penultimo per numero di laureati.

Tutto ciò in attesa del salto di qualità contenuto nel Pnrr che, da un lato stanzia 1,5 miliardi in 5 anni (oggi il finanziamento ordinario è di 68 milioni, 48 a regime oltre al contributo regionale tra gli 80-100 milioni totali); e dall’altro prevede una legge delega, che è ormai in dirittura d’arrivo al Senato e che valorizza il link con le imprese. Sta qui, del resto, il successo degli Its: co-progettazione dei percorsi formativi, didattica laboratoriale, esperienze dirette “on the job”.

Dalla messa a terra di queste novità finanziarie in primis – spiega la Guida ITS del Sole 24 Ore – dipenderà il successo degli Its, e la conquista di uno spazio più consono nella nostra scala formativa.

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