La 4a edizione della Fiera Mediterranea del Cavallo è in programma dal 20 al 22 maggio nella Tenuta Ambelia e il 28 e 29 maggio all’ippodromo La Favorita di Palermo
JAVIER GOMEZ: DIRETTORE DI CORDOBA ECUESTRE
È in occasione del 25° anniversario della sua Fondazione, che l’associazione Cordoba Equestre arriva per la prima volta in assoluto in Sicilia e stringe un legame con l’Istituto di Incremento Ippico. Un incontro tra ricchezze storiche, culturali, architettoniche e artistiche di due territori del bacino del Mediterraneo con il fine ultimo di valorizzare le aree rurali di entrambi nelle loro tradizioni e nel loro folclore.
È proprio nelle scuderie di Ambelia che abbiamo incontrato Javier Gomez, direttore dell’Associazione Cordoba Ecuestre.
“Cordoba Ecuestre è un ente nato nel 1996 con sede nell’edificio storico della cavalleria reale di Cordoba, un’icona riconosciuta a livello mondiale nel panorama equestre dove nel XVI secolo, per volere di Federico II, nacque la Pura Razza Spagnola.” – racconta Javier – “Abbiamo il privilegio di presentare qui alla Fiera Mediterranea del Cavallo un estratto dello spettacolo che si chiama Pasion y Duende – passione e fascino del cavallo andaluso. Siamo legati alla Sicilia sia culturalmente che storicamente; ci accomuna il carattere mediterraneo così come la passione che nutriamo entrambi per il cavallo. Questa sera nel Gala di Ambelia – Emozioni di una terra – porteremo il meglio del nostro spettacolo che è il meglio della nostra storia, cioè la fusione del cavallo andaluso con il flamenco e ovviamente non poteva mancare la sivigliana che è il simbolo della nostra cultura. Sicuramente il numero più atteso è quello di Alta Scuola Spagnola, una disciplina molto amata qui in Sicilia”.
In un mondo sempre più connesso e digitalizzato i lavori manuali e altamente specializzati rappresentano un’opportunità per chiunque voglia ritagliarsi un ruolo professionale. È il caso dell’antica arte della mascalcia, ossia del pareggio e della ferratura degli equidi, che si fa spazio nel presente richiedendo abilità non soltanto nella lavorazione del ferro ma anche nella relazione con gli animali. Esiste, infatti, una comunicazione intima tra maniscalco e cavallo basata sull’empatia e la pazienza. Nato come un lavoro che si tramanda di padre in figlio, oggi è oggetto di studio e specializzazione di vere e proprie accademie oltre che di progetti di reinserimento sociale. Il maniscalco è uno di quelle tante professioni al servizio di una nicchia di mercato, come nel caso di quella equestre, e nella quale possono giocare un ruolo fondamentale maestranze che hanno appreso l’arte sul campo. Non servono altisonanti titoli di studio ma corsi di alta specializzazione che, affiancati dalle accademie, oggi offrono importanti opportunità lavorative anche e soprattutto all’interno di realtà troppo spesso al margine della società. Ne sono un esempio il corso di aiuto maniscalco nel Carcere di Opera e quello nella Casa Circondariale di Montorio realizzati – grazie alla collaborazione di UNOM (Unione Nazionale Operatori Mascalcia) – nell’ottica di aiutare i detenuti ad acquisire nuove abilità professionali e formare una figura di nicchia molto ricercata nel settore equestre. Nonostante le origini antiche quello del maniscalco è un mestiere in continua evoluzione: cambiano le tecniche, i materiali e le esigenze fisio-patologiche degli animali. “Per quanto sia un lavoro profondamente radicato nella tradizione e nel passaggio di consegna” – ci racconta Alessandro Clemente, maniscalco in servizio alla Fiera Mediterranea del Cavallo – “Allo stesso tempo segue i tempi e le innovazioni, rivolgendo uno sguardo costante al futuro; infatti, ci avvaliamo di nuove tecnologie come la risonanza magnetica per studiare ferrature sempre più su misura e adattate alle singole esigenze di ogni animale”. La clinic Difetti di appiombo, bilanciamento e ferratura ti aspetta ad Ambelia nell’area mascalcia della Fiera Mediterranea del cavallo Non solo sport equestri, la Fiera Mediterranea del Cavallo è anche e soprattutto biodiversità e tutela delle specie in via di estinzione. Salvaguardare, migliorare e conservare le popolazioni equine autoctone: è questo il compito dell’Istituto Incremento Ippico per la Sicilia, che nella sua sede di Tenuta Ambelia, a circa 40 chilometri dalla città etnea è un impianto di riferimento per il mondo equestre nel Sud Italia. La riproduzione e l’allevamento degli equidi dell’Istituto è rivolta principalmente al mantenimento e all’allevamento delle razze Purosangue Orientale, Anglo-Orientale, de ll’asino Ragusano e Pantesco. “Salvaguardia delle razze zootecniche autoctone è fondamentale per evitare l’abbandono del territorio” – Queste le parole di Antonio Console – Direttore dell’Istituto Sperimentale Zootecnico per la Sicilia – “Grazie al nostro lavoro oggi le razze riescono a produrre con un clima semi arido di tipo mediterraneo come quello della Sicilia. L’Istituto ha il preciso scopo di prendere dagli allevamenti le migliori razze selezionarle, accoppiarle (evitando la consanguineità), riprodurre animali indicizzati con un carattere genetico di razza importante e diffondere agli allevamenti i riproduttori in modo tale che anche gli allevatori possano migliorare le proprie razze” Il cirneco dell’etna, il cane di Mannara, la capra noticiana, l’argentata dell’Etna, la maltese, la razza bovina cinisara, la gallina cornuta di caltanissetta: sono più di 20 le razze autoctone, selezionate dagli allevatori ai più sconosciute che rimangono ancor oggi in vita grazie al lavoro dell’Istituto. Scopri l’area biodiversità ad Ambelia a Fiera Mediterranea del cavallo fino al 22 maggio |