Congresso Federdolore-SICD: “La richiesta di eutanasia rappresenta un fallimento per un clinico. Sono quelle palliative le cure che rispettano la dignità della persona”
Commenta così Giuliano De Carolis, Presidente di FederDolore-SICD al termine del Congresso Nazionale appena concluso a Bologna
E’ puntuale la risposta del Presidente di FederrDolore-SICD alle frequenti discussioni a seguito dei fatti di cronaca sullo spinoso problema dell’eutanasia.
“La richiesta di eutanasia da parte di un paziente affetto da una malattia non curabile e colpito da sofferenze fisiche e psichiche, rappresenta di fatto il fallimento delle cure mediche e non un diritto del malato come talvolta viene detto. La vera risposta in questi casi – precisa Giuliano DE CAROLIS, Presidente FederDolore-SICD (Società Italiana Clinici del Dolore)- deve essere sempre la cura del dolore e le cure palliative. Solo queste sono in grado di rispettare la dignità della persona umana salvaguardando il profondo valore inviolabile della vita”
Le cure palliative non rappresentano un suicidio assistito e nemmeno l’eutanasia. Le cure palliative, come le definisce l’Oms (Organizzazione mondiale della sanità), sono rappresentate dall’insieme degli interventi terapeutici e assistenziali finalizzati alla cura attiva, totale, di malati la cui malattia di base non è più responsiva alle cure specifiche. L’obiettivo è il miglioramento della qualità di vita del paziente e dei familiari.
“Talvolta le cure palliative rendono necessaria anche la sedazione palliativa che è la riduzione intenzionale della vigilanza con mezzi farmacologici, fino alla perdita di coscienza. Lo scopo è quello di ridurre o abolire la percezione di un sintomo intollerabile per il paziente, – continuaDE CAROLIS – nonostante siano stati messi in opera i mezzi più adeguati per il controllo del sintomo che risulta quindi refrattario”.“Lo sviluppo della rete delle Cure palliative e dei Centri di Terapia del Dolore, previsti anche dalla legge 38 del 2010, ha però bisogno di fatto di un rafforzamento da parte del Servizio Sanitario. Solo in questo modo – conclude DE CAROLIS – si potrebbe impedire che scelte di morte medicalmente assistita siano la conseguenza di un abbandono o comunque di un’inadeguata assistenza sanitaria, specie riguardo al sollievo della sofferenza”.