Pietro Quaglino e Maria Teresa Fierro alla Accademia di Medicina di Torino: “Tumori cutanei: dalla prevenzione alle terapie innovative”
di Piergiacomo Oderda
Pietro Quaglino e Maria Teresa Fierro intervengono venerdì 12 febbraio alle
17.30 in una seduta scientifica “on line” organizzata dall’Accademia di Medicina
di Torino dal titolo “Tumori cutanei: dalla prevenzione alle terapie innovative”.
Pietro Quaglino è professore associato presso la Clinica Dermatologica
dell’Università di Torino, Dipartimento di Scienze Mediche, ricopre il ruolo di
Dirigente Medico di primo livello presso la Città della Salute e della Scienza di
Torino; Maria Teresa Fierro è professoressa di Dermatologia all’Università di
Torino e Direttore della Struttura Complessa di Dermatologia presso Città della
Salute di Torino.
Melania Sorbera di Medical Excellence Tv li ha intervistati: «Cosa è cambiato
per quanto riguarda l’incidenza del melanoma in Italia?». La prof.ssa Fierro
rileva il continuo aumento negli ultimi decenni, non solo in Italia ma anche nel
resto del mondo. Si è passati da un caso ogni cento mila abitanti a venticinque
casi. Si impongono misure di prevenzione primaria e secondaria, occorre uno
sforzo particolare per ottenere una diagnosi precoce. La giornalista s’interroga
sulle cause del fenomeno. «Non si è definito con precisione, uno dei principali
fattori di rischio è l’esposizione al sole (raggi UVA e UVB)», spiega Maria
Teresa Fierro. L’influenza dei raggi solari è legata alla nostra costituzione, al
nostro fototipo, in questo caso si parla di incidenza genetica.
Quanto a novità nella diagnosi, Pietro Quaglino sottolinea come l’individuazione
precoce di una lesione sospetta e la conseguente rimozione siano alla base per
la prognosi del paziente. Una diagnosi precoce consente di salvare la vita.
Asportare in fase precoce ha un basso rischio di recidiva, in fase avanzata può
portare problemi con lesioni agli organi interni. Il miglioramento delle tecniche
di diagnosi non prescinde dall’esperienza, dalla capacità di individuare
specifiche alterazioni cutanee che possono far insospettire per l’evoluzione dei
nei, per esempio. Una metodologia di diagnosi strumentale non invasiva è la
dermatoscopia (o epiluminescenza). La mappa dei nei è sicuramente utile, il pc
consente di memorizzare le immagini e confrontarle per verificare se si è in
presenza di un neo tranquillo o da controllare nel tempo. Il prof. Quaglino
ribadisce il messaggio di «venire a farsi vedere». Il Covid ha creato dei
problemi ma si è continuato a lavorare per garantire la possibilità alle persone
di farsi visitare. Melana Sorbera chiede se di tumore cutaneo si può morire. Se
la diagnosi di tumore preventivo non è tempestiva, il rischio di sviluppare
metastasi negli anni successivi resta elevata. La giornalista riprende il concetto
che in emergenza Covid i pazienti hanno ritardato l’accesso alle strutture per i
controlli. Pietro Quaglino conferma la massima possibilità di visite, di supporto,
di prosecuzione della cura. La Città della Salute di Torino ha garantito durante i
mesi di pandemia le prestazioni oncologiche. Nella prima fase, sono stati
mantenuti gli interventi chirurgici e le terapie salva vita. Si è valutata la
possibilità di tempistiche diverse delle terapie per ridurre l’accesso dei pazienti
più anziani in ospedale. Si è collaborato col servizio di spedizione a domicilio
per la somministrazione orale. Si sono utilizzati dei borsisti specializzati per
contattare tutti i pazienti per il “follow up” e la valutazione degli esami tramite
contatto telefonico. La gestione globale del territorio è problematica, molti
pazienti avevano paura a venire. «Non preoccupatevi di venire in ospedale!»,
si controlla la temperatura e si rispetta il distanziamento, la visita avviene in
condizioni di sicurezza adeguata. Di rinforzo, la prof.ssa Fierro afferma che il
vero problema consiste nel ritardo della diagnosi. I pazienti già inseriti nel
circuito sono presi in carico, il problema è chi non sa ancora di avere un
tumore. Occorrono campagne di educazione, di sensibilizzazione mirate alla
popolazione generale sull’opportunità di fotoprotettori. Come prevenzione
secondaria, occorre uno “screening” della popolazione a rischio. La cute è un
organo che si vede, non c’è bisogno di un esame invasivo. Tra le popolazioni
più a rischio individua le persone più giovani con la pelle molto chiara. Si sa
che i giovani non frequentano tanto i medici, servirebbe instaurare un rapporto
diverso con i Medici di Medicina Generale. In Piemonte, diverse Onlus offrono
alla popolazione visite periodiche in accordo con personale dermatologico
qualificato.
Melania Sorbera chiede se ci sono novità per la cura. Pietro Quaglino rassicura,
per fortuna sono emerse tante novità negli ultimi anni grazie al miglioramento
delle evidenze della ricerca. «La ricerca è la base di tutto, è fondamentale!». Si
sofferma in particolare sullo sviluppo di farmaci su aspetti molecolari e
immunologici. Con il tumore si hanno mutazioni, alterazioni dei geni e i farmaci
bloccano le vie di alterazione. Il BRAF è un gene che induce una crescita
cellulare senza controllo, ci sono dei farmaci che riconoscono le cellule mutate
e le distruggono. Sono i farmaci a bersaglio molecolare. Altri farmaci vanno a
riconoscere e sviluppare la risposta immunitaria. Prima si trattava solo con la
chemioterapia, ora ci sono farmaci contro BRAF o per la risposta immunitaria.
L’antiPD1 è una speciale molecola che stimola e sviluppa la risposta
immunologica. E’ importante il lavoro in équipe multidisciplinare insieme al
chirurgo, il radioterapista, il biologo molecolare e naturalmente con l’équipe
infermieristica e di chi si prende cura della qualità della vita del paziente.
NELLE FOTO
I professori Pietro Quaglino e Maria Teresa Fierro