Metagenics Academy ha organizzato un webinar sul tema “Inflammation resolution”, in collaborazione con l’Accademia di Medicina di Torino………
………..AMIA (Anti-Aging Medical Association), Brain & Malnutrition, Scuola del Microbioma di Torino, SINUT (Società italiana di nutraceutica).
di Piergiacomo Oderda
Melania Sorbera di Medical Excellence Tv intervista
il direttore scientifico di Metagenics Academy, dott. Maurizio Salamone. «Cos’è il dolore
cronico?». Si tratta di un sintomo presente nella maggior parte delle patologie croniche
degenerative e in molte patologie neurodegenerative. Il dolore acuto tende a segnalarci un
problema di danno a tessuti (ustioni, ferite). Il dolore cronico è un malfunzionamento, in
caso di cronicizzazione della patologia diventa «un semaforo che continua a dare il rosso
e non passa mai al verde». «Cosa sono le proresolvine?». Il dott. Salamone introduce il
concetto di risoluzione dell’infiammazione. Per duecento anni si è pensato che
l’infiammazione potesse risolversi spontaneamente. Negli ultimi venticinque anni si è fatta
«una scoperta epocale che cambia il futuro e il presente della medicina in maniera
sostanziale». Grazie alle ricerche del prof. Serhan della Harvard Medical School si è
dimostrato che la risoluzione è un processo geneticamente prodotto e guidato dall’ordine e
non dal caos. Le sostanze che sostengono i processi di risoluzione dell’infiammazione
sono denominate proresolvine (SPM, “Specialised Pro-resolving Mediators”). «Dove si
trovano?». L’organismo umano le produce naturalmente quando il processo infiammatorio
ha concluso la sua fase fisiologica. L’infiammazione è un processo fisiologico che aiuta la
riparazione dei tessuti ed il ripristino dell’omeostasi. Queste sostanze vengono prodotte ad
un certo punto del processo infiammatorio per guidarne la risoluzione. Sono presenti
anche in alcuni alimenti come l’olio di pesce, derivano degli acidi grassi omega-6 e
omega-3. «Come si applica questo tipo di approccio in associazione alla terapia
standard?». La maggior parte dei trattamenti farmacologici e non in tutte le patologie dove
è presente l’infiammazione cronica non sono in grado di spegnere l’infiammazione e di
portarla efficacemente alla risoluzione. Sono trattamenti sintomatici, di supporto, mirano a
spegnere segnali di amplificazione dell’infiammazione ma non sono in grado di ridurla in
modo significativo. Il paziente con artrite reumatoide, artrosi mantiene un livello importante
di dolore nonostante l’assunzione di uno o più farmaci. L’associazione delle proresolvine
alla terapia standard permette nei casi lievi di pervenire ad una risoluzione completa
dell’infiammazione, nei casi severi si riduce il carico di trattamento farmacologico. «Quali
sono le ricerche per documentare l’efficacia delle proresolvine?». Vent’anni di ricerche
hanno portato a 1200 lavori scientifici. Mancava un prodotto utilizzabile in trials a doppio
cieco per andare oltre ricerche di base, su modelli animali. Negli ultimi due, tre anni con
proresolvine ricavate da olio di pesce, è possibile effettuare studi randomizzati confrontati
con placebo per dimostrare efficacia e sicurezza sugli individui. I primi studi condotti
sull’uomo sono «altamente incoraggianti». «Ci sono patologie escluse da queste terapie?»
Non si possono dare risposte, sono in corso studi su patologie anche non prettamente
infiammatorie come l’asma e la fibrosi cistica. Va esclusa l’infiammazione acuta che deve
giocare il suo ruolo importante e non dev’essere spenta. Dove cronicizza e non si risolve
le proresolvine rappresentano «una soluzione imprescindibile». Sono in corso ricerche per
trovare un analogo naturale o studi sugli agonisti dei recettori delle proresolvine.
«Ci sono controindicazioni?» Si ricavano proresolvine dall’olio di pesce grazie all’innovazione
tecnologica, non possono essere prescritte a soggetti allergici ai pesci o ai crostacei. Non
sussistono problemi se abbinate ad antiaggreganti, anticoagulanti o altri antinfiammatori
steroidei o non sterodei. «Le proresolvine possono essere utilizzate a scopo preventivo?».
La “low grade infllammation” è già presente nella fase iniziale della malattia, si pensi ai
quindici, venti anni che trascorrono dal disturbo metabolico alla comparsa del diabete di
tipo 2 come sindrome conclamata. L’utilizzo delle proresolvine, il controllo
dell’infiammazione, può avere «un ruolo importante».