‘”Il cuore siamo noi”, in campo per ridurre del 25% la mortalità cardiovascolare

Ridurre del 25% le morti premature causate dalle malattie croniche non trasmissibili, come quelle del cuore e dei vasi e il diabete, entro il 2025.

 

 

 

È questo l’ambizioso obiettivo della campagna “25by25” dell’Organizzazione mondiale della sanità, che nel nostro Paese registra l’impegno di ‘Il Cuore Siamo Noi – Fondazione Italiana Cuore e Circolazione Onlus’ che, in occasione della Giornata mondiale per il cuore 2018, scende in campo presentando le iniziative per raggiungere questo ambizioso obiettivo.

Tra le iniziative presentate spicca ‘One Valve, One Life’, il primo programma italiano che si propone di favorire una corretta informazione e la diffusione della terapia transcatetere delle valvulopatie e di garantire l’accesso a queste procedure salvavita a tutti i pazienti che necessitano di un intervento alle valvole cardiache. Un’iniziativa promossa nel 2014 dalla Società italiana di Cardiologia (Sic) e dall’allora presidente Francesco Romeo che oggi è alla guida della fondazione ‘Il cuore siamo noi’.

“Questi pazienti, in assenza di intervento, hanno un’aspettativa media di vita di circa 2 anni – ha spiegato Romeo in un incontro a Roma – curare una valvola cardiaca significa salvare una vita. Oggi abbiamo evidenze scientifiche indiscutibili che le tecniche interventistiche percutanee mini-invasive costituiscono un’opzione terapeutica salvavita alternativa all’intervento cardiochirurgico convenzionale. Fino ad alcuni anni fa l’unica possibilità terapeutica nelle valvulopatie cardiache era un’operazione ‘a cuore aperto’ molto invasiva, che non tutti i pazienti possono affrontare per età, malattie concomitanti, fragilità generale. Oggi è possibile impiantare la valvola per via percutanea anche ai pazienti a rischio intermedio, cioè quei pazienti che prima erano candidati all’intervento convenzionale di chirurgia a cuore aperto”.

Un focus è stato dedicato anche al trattamento di riparazione percutanea della valvola mitrale senza l’utilizzo del bisturi. Una tecnica che riduce il rischio di ospedalizzazioni per scompenso cardiaco del 47% rispetto alla terapia medica massimale (35,8% contro il 67,9%), riguardo la quale sono stati presentati i risultati di un nuovo studio. “I risultati di questo studio sono molto importanti e di grande impatto – afferma il Prof. Ciro Indolfi, presidente eletto della Società italiana di cardiologia – sia per i risultati ottenuti in un gruppo di pazienti ad alto rischio che prima di questo trial non avevano alternative terapeutiche, sia perché ha dimostrato che l’impianto di una Clip è una procedura sicura”

Per il raggiungimento degli obiettivi dell’iniziativa ‘25by25’ ricopre un ruolo essenziale la prevenzione. In particolare il contrasto dei fattori di rischio, primo fra tutti l’ipercolesterolemia. “Oggi – spiega Pasquale Perrone Filardi, presidente Finsic – i valori da raggiungere sono sempre più bassi e abbiamo a disposizione nuovissime terapie ad altissima efficacia per combattere il colesterolo. Bisogna tuttavia sensibilizzare i pazienti e i medici al contrasto del colesterolo che, insieme al fumo, rimane il più importante fattore di rischio”.

In conclusione l’appello della fondazione: “Chiediamo che tutti, clinici, pazienti, istituzioni, si impegnino per raggiungere l’ambizioso obiettivo “25by25″. ‘Make a promise’ – esorta il presidente Francesco Romeo – tu, paziente, prometti di adottare stili di vita sani; tu, clinico, di impegnarti per migliorare sempre più le metodiche e la tempestività di intervento; tu, istituzione, di supportare al massimo la ricerca e favorire la disponibilità di risorse per la sempre maggiore soddisfazione dei bisogni dei pazienti”.

 

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